«Gli occhi fissi sulla Chiesa»

Il 24 agosto 1562 la piccola casa di San José ad Avila, culla della Riforma teresiana del Carmelo, è pronta: prima tappa geografica del grandioso progetto riformatore di Santa Teresa. Quattro novizie prendono l’abito e viene stabilita la clausura stretta. Sorgono così le Carmelitane scalze che si differenziano dalla Regola di quelle che vengono chiamate «calzate». La notizia si diffonde in un lampo e la priora dell’Incarnazione intima a suor Teresa di rientrare in monastero, mentre bande di esagitati accerchiano il piccolo convento. Giunge provvida l’autorizzazione del Provinciale, Padre Angel de Salazar e per la mistica carmelitana seguono, dal 1562 al 1567, anni di quiete. Nel giardino di San José un eremo accoglie le monache che cercano il silenzio; tuttavia Suor Teresa di Gesù è convinta che lo spirito apostolico deve animare la vita contemplativa. Infatti, nel momento in cui l’Europa è lacerata dai conflitti religiosi della Riforma Protestante, Teresa sente l’esigenza di soccorrere i sacerdoti nella loro opera e agisce anche mediante la penitenza, perché lei e le sue figlie devono pregare «con gli occhi fissi sui bisogni della Chiesa». La vita contemplativa, infatti, è inseparabile dalla dimensione apostolica, alla quale Santa Teresa si lega non solo seguendo le anime che a lei si affidano, ma anche terminando la sua autobiografia, scrivendo il Cammino di perfezione e soprattutto fondando nuovi monasteri. Padre Rubeo, Generale dell’Ordine del Carmelo, mentre è in visita nelle province di Spagna, si reca anche al Carmelo riformato di San José e qui viene conquistato dalla fede, dall’intelligenza e dall’ardore di Suor Teresa di Gesù, pertanto la autorizza ad aprire in Castiglia tanti monasteri «quanti sono i capelli del suo capo». Non basta, le chiede di fondare anche due conventi di Carmelitani scalzi: misura fondamentale perché la Madre sa che la sua riforma avrà successo soltanto se le figlie saranno sostenute da confessori che obbediscono alla stessa Regola.

Ha 52 anni e inizia una nuova tappa della sua esistenza. Per 15 anni percorre in lungo e in largo le strade della Castiglia, nel freddo più intenso e nelle estati più cocenti, nel fango come nella polvere, a dorso di mulo o su carri, senza smettere mai di pregare e contemplare. Sorgono 15 conventi: Medina, Malagon e Valladolid nel 1568; Toledo e Pastrana nel 1569; Salamanca nel 1570; Alba de Tormes nel 1571; Segovia, Beas e Siviglia nel 1574; Soria nel 1581… Immense furono le difficoltà che la santa incontrò in questa azione edile celeste. Vestì i panni della «mercanteggiatrice» per discutere i prezzi dei terreni, trovare collaborazioni, ottenere le autorizzazioni per le costruzioni, sconfiggere le ostilità.

La sua prima recluta fra i religiosi è il priore del convento dei Carmelitani a Regola debole di Medina, padre Antonio de Jésus, il quale le presenta nel 1567 un giovane carmelitano che studia a Salamanca, appena ordinato sacerdote, che si prepara ad entrare in una Certosa, si tratta di Giovanni di San Mattia, futuro san Giovanni della Croce (1542-1591). Ispirato da Suor Teresa di Gesù prende la veste degli Scalzi e accompagna la Madre nei suoi viaggi per informarsi sul modo di vita delle Carmelitane. In questo giovane, anelante la purezza, Teresa ha immediatamente riconosciuto un’anima straordinaria: «Era così buono», scrisse, «che ero io a dover imparare da lui molto più di quanto potessi insegnargli».

Il mirabile capolavoro delle numerose fondazioni si interrompe per tre anni, dal 1571 al 1574, perché Teresa di Gesù viene nominata priora del monastero dell’Incarnazione: il visitatore si augura così di porre un freno alle fondazioni oppure conta su di lei per infondere anche a quanti seguono la Regola moderata un nuovo spirito di adesione alla tradizione carmelitana? Insieme a San Giovanni della Croce la nuova priora riuscirà a portare le monache verso la Regola tanto antica, quanto nuova e saranno quelle stesse monache a reclamarla, nel 1577, per un secondo mandato come Superiora.

Ha 60 anni quando riprende a pieno ritmo le fondazioni. Dopo aver dato alla luce il convento di Beas incontra un giovane carmelitano scalzo, Padre Girolamo Graziano, che le pare «scelto dalla Vergine per il bene del nostro ordine» e gli fa voto di obbedienza. Nasce fra loro un’amicizia profonda, nella quale Teresa è sia figlia sottomessa, che madre prodiga di consigli. Quando Padre Graziano viene nominato visitatore per i Carmelitani delle due osservanze in Andalusia, quelli più lassisti si adirano e sono in molti a voler arrestare il ciclone Teresa d’Avila. Nel dicembre del 1575 ella riceve l’ordine di sospendere qualsiasi iniziativa: si ritiri una volta per tutte, in uno dei suoi conventi e non ne esca più! Lei obbedisce, fonda ancora il monastero di Siviglia e quindi si chiude a Toledo, dove termina il libro delle Fondazioni.

Due anni dopo si intensifica il conflitto fra le due osservanze delle Regole e la morte del protettore dei Carmelitani riformati, il nunzio Nicolas Ormaneto, priva Teresa di un prezioso appoggio. Poiché le religiose dell’Incarnazione di Avila hanno osato eleggere Teresa priora del convento vengono scomunicate dal loro Provinciale, mentre Padre Giovanni della Croce viene arrestato. Se la Riforma carmelitana non avesse risposto ad un bisogno profondo di rinnovare la vita contemplativa, sarebbe affondata sotto le persecuzioni e le ostilità. Ma Teresa ottiene nella preghiera e nelle visite del Signore la conferma di dover proseguire nella sua opera. Nel Castello interiore descrive il proprio cammino spirituale e la sua crescita nell’intimità con Dio, offrendo un’opera di eccezionale valore, che rientra nei classici della spiritualità cristiana.

Il culmine della sua ascesi spirituale viene raggiunta il 16 novembre 1572, quando avvengono le nozze mistiche con Cristo. È tale la sua felicità che desidera di morire per non essere più separata dal Creatore e scrive in una poesia: «Muoio di non morire».

Nonostante sia molto provata dalle sofferenze fisiche, ancora viaggia e ancora fonda, fino alla fine. A Villanueva tramutò in monastero carmelitano una piccola comunità di terziarie; nel 1580 erige la «Casa della Consolazione» a Palencia; poi viene Granada e Burgos nel 1582. Muore ad Alba de Tormes, sfinita di fatiche, il 3 ottobre di quell’anno, pronunciando queste parole: «Signore mio, mio sposo, ecco l’ora tanto sospirata…» e «Signore, io sono figlia della Chiesa!».

Il cuore della Santa, il cui amore non era mai rimasto in ozio, è conservato in una teca ad Alba de Tormes. Dopo la sua morte, infatti, fu sottoposta ad autopsia: le venne estratto proprio il cuore, dove furono trovate le cinque ferite che ella aveva descritto, attribuite alla transverberazione, ferite ancor oggi visibili.

Cristina Siccardi

Fonte: Radici Cristiane, maggio 2015

Torna in alto