La predicazione sempre attuale di san Bernardino da Siena

Fra le molte, troppe cose che la Chiesa ha dimenticato c’è senza dubbio un’attività che le è propria per natura: la predicazione. Oggi la maggior parte dei parroci e delle alte gerarchie esternano verbalmente ciò che sentono soggettivamente, ma non prendono a modello il Predicatore per eccellenza, Gesù, seguendo così l’attività primigenia degli Apostoli, ligi al mandato di Cristo: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16, 15-16). La predicazione, pertanto, è basilare per chi opera per il Regno di Dio. Fra le guide che hanno eccelso nella predicazione vi è san Bernardino da Siena (Massa Marittima, 8 settembre 1380 – L’Aquila, 20 maggio 1444), del quale la memoria liturgica cade il 20 maggio. Fu canonizzato dopo soli sei anni dal dies natalis, il 24 maggio del 1450.

Egli tuonava contro il malaffare, la corruzione, il malcostume, l’usura, la sodomia. Coraggio virile e determinazione userebbe ancor oggi contro gli errori delle idee liberali, così invasive da aver sporcato financo la Chiesa e la sua predicazione. Così oggi tuonerebbe contro l’aborto e sarebbe al fianco di chi si batte per l’esistenza umana fin dal concepimento, come coloro che parteciperanno alla settima edizione della Marcia per la Vita sabato 20 maggio a Roma. Tuonerebbe contro l’ideologia gender, l’omosessualismo, la rinuncia alla predicazione-evangelizzazione, la moda interreligiosa, che ha portato Papa Francesco a pronunciare a Fatima parole che non hanno nessuna pertinenza con ciò che la Madonna rivelò cento anni fa: «Fatima ha un messaggio di pace portato all’umanità da tre grandi comunicatori che avevano meno di 13 anni. Il mondo può sperare pace e con tutti io parlerò di pace. A Roma prima di partire ho ricevuto degli scienziati di varie religioni che partecipavano a un convegno all’osservatorio vaticano, e uno mi ha detto: “Sono ateo, le chiedo un favore, dica ai cristiani che amino di più i musulmani”».

San Bernardino, che piaccia o non piaccia, rimane per la Chiesa di Cristo uno dei predicatori più amati e più efficaci di tutti i tempi. Il santo predicatore diffuse atteggiamenti spirituali e devozioni che univano le più vive tradizioni religiose alle esortazioni a seguire Cristo. A 22 anni vestì l’abito francescano e in seno all’Ordine divenne uno dei principali propugnatori della riforma dei francescani osservanti la Regola di san Francesco. La sua vita è un vero e proprio record in fatto di viaggi di predicazione: attraversò a piedi tutta l’Italia. Promotore del culto del Santo Nome di Gesù, faceva incidere su tavolette di legno il trigramma di Cristo:IHS. Egli stesso non concludeva le sue formidabili omelie senza tenere in mano il trigramma, divenuto suo attributo iconografico imprescindibile. Riformatore dei costumi e pacificatore, egli cercò con pazienza e costanza di sedare i conflitti tra le fazioni familiari e politiche che laceravano l’Italia di allora.

Fin dal 1421 era Vicario dei Frati Osservanti di Toscana e Umbria, nel 1438 venne nominato Vicario Generale di tutti i conventi dell’Osservanza in Italia. Nella sua opera di riforma, portò il numero dei conventi da 20 a 200; proibì ai frati analfabeti o poco istruiti di confessare e istituì, nel convento di Monteripido presso Perugia, corsi di teologia scolastica e di diritto canonico. La sua Ars Praedicandi itinerante si divide in due grandi serie di sermoni: quelli in latino (più di 200), scritti di pugno dall’autore,e quelli in italiano (45), stenografati dal vivo da un cimatore di stoffe senese nel 1427. In essi si ritrova lo spirito di gioiosa inventiva che spesso caratterizzava l’omiletica dei frati minori: il tono è diretto e il predicatore si rivolge con forza e rigore alla folla per ricordare i doveri del buon cristiano. Nei suoi consigli del ben vivere e del ben morire, il frate francescano astraeva i contenuti dalle realtà della società sua contemporanea, come dimostrano le posizioni che assunse in merito al commercio e all’usura. Ad esse egli dedicò 23 sermoni in latino, pubblicati a partire dal 1474 e rapidamente diffusi. Gli umanisti dell’epoca lo giudicarono,nella condanna dell’usura, più rigido di sant’Antonino, Arcivescovo di Firenze. Tuttavia, rifacendosi alla dottrina di san Tommaso d’Aquino in merito al «giusto prezzo», Fra Bernardino accettava il concetto di rischio nel commercio e ammetteva la legittimità di una retribuzione per mezzo degli interessi del denaro investito in un’impresa commerciale.

Combatté con vigore, a differenza dell’odierna cattolicità, la sodomia che si era diffusa nelle città toscane; bandì il gioco e il lusso sfrenato, cause di gravi peccati e fonti di debiti. Ma, da buon realista, conoscendo i limiti della natura umana, era apostolo della misura e non rude esortatore della macerazione nella penitenza. Le sue sagge esortazioni trovarono rispondenza. I principi morali che egli seminava si trasferirono nel campo del diritto pubblico, ed ecco che presero vita gli statuti, o «riforme», di Perugia (1425) e di Siena (1427), redatti da san Bernardino in collaborazione con le autorità cittadine. A commemorazione di tali statuti, IHS venne scolpito sugli edifici pubblici. Se rifiuta sempre gli onori ecclesiastici, e in particolare l’episcopato che gli viene proposto tre volte (Siena, Ferrara, Urbino), non esita comunque a volgere lo sguardo alle autorità civili. Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, accanito avversario dei Fiorentini, diventa suo amico dopo aver tentato invano di corromperlo perché smettesse di diffamarlo e concederà una cappella a Pavia e una chiesa a Milano agli osservanti francescani per impedire che gli avversari di Bernardino ne esigessero la condanna al Concilio di Basilea. Con re Alfonso V d’Aragona, il Duca sarà uno dei più attivi sostenitori della richiesta di canonizzazione. Amico anche dei Duchi di Montefeltro e consigliere dell’Imperatore Sigismondo di Lussemburgo, il santo francescano viene stimato e ammirato dal Pontefice Eugenio IV, che nel 1443 lo incaricherà di predicare la crociata contro i Turchi musulmani.

Tutto ciò dimostra, come sempre accade nella storia della Chiesa, che l’influenza fattiva e benefica dei moralizzatori cristiani, per il bene sia delle anime, sia delle società, sia delle istituzioni terrene, proviene da un’autorità che rimanda alla dimensione soprannaturale, quindi, alla Verità rivelata da Gesù Cristo: san Bernardino era predicatore di Verità e non parolaio, per questo la sua predicazione era convincente e vincente.

Cristina Siccardi

Fonte: Corrispondenza Romana

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