La risposta dei valdesi a Bergoglio

È arrivata la risposta alla richiesta di perdono da parte di Papa Francesco: i valdesi, durante il loro Sinodo mondiale a Torre Pellice (TO), che si chiuderà questo venerdì, hanno rifiutato le scuse: «E’ l’inizio di una storia nuova: perdonare vicariamente al posto delle vittime è impossibile ma si può invece accettare la volontà delle chiesa cattolica di dissociarsi radicalmente dal passato», così ha dichiarato il pastore Paolo Ricca.

Era il 22 giugno quando per la prima volta un Pontefice varcava, a Torino e a pochi metri di distanza da una chiesa fondata da San Giovanni Bosco, le porte di un tempio valdese e in quell’occasione inflisse una grandissima umiliazione alla Chiesa, della quale molti fedeli si sentirono feriti.

Quando si tratta di “dialogare” la Chiesa di Roma perde sempre un po’ di terreno a suo sfavore… e gli altri rosicchiano un po’ di verità cattolica, avvelenandola. Il cosiddetto “dialogo ecumenico” è una strategia che funziona in questo modo: hanno sempre da guadagnare errori ed eresie e i convertiti sono i cattolici, non coloro che appartengono ad un’altra religione.

È stata approvata, in sede di Sinodo e alla presenza di 180 rappresentanti sinodali evangelici metodisti una lettera di risposta indirizzata al Pontefice, che riportiamo integralmente:

Caro fratello in Cristo Gesù,

il Sinodo della Chiesa Evangelica Valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi) riceve con profondo rispetto, e non senza commozione, la richiesta di perdono da Lei rivolta, a nome della sua Chiesa, per quelli che Lei ha definito «gli atteggiamenti non cristiani, persino non umani» assunti in passato nei confronti delle nostre madri e dei nostri padri nella fede evangelica.

Desideriamo in primo luogo unirci a Lei e alla Chiesa cattolica romana nella gratitudine a Dio, la cui fedeltà è più grande di ogni nostro peccato e le cui «compassioni non sono esaurite, ma si rinnovano ogni mattina» (Lamentazioni 3:22s.). Il dialogo fraterno che oggi conduciamo è dono della misericordia di Dio, che molte volte ha perdonato, e ancora perdona, la sua e la nostra Chiesa, invitandole al pentimento, alla conversione e a novità di vita, permettendo loro così di assumere ogni giorno di nuovo il compito di servirlo.

Accogliamo le Sue parole come ripudio non solo dalle tante iniquità compiute ma anche del modo di vivere la dottrina che le ha ispirate. Nella Sua richiesta di perdono cogliamo inoltre la chiara volontà di iniziare con la nostra Chiesa una storia nuova, diversa da quella che sta alle nostre spalle in vista di quella “diversità riconciliata” che ci consenta una testimonianza comune al nostro comune Signore Gesù Cristo. Le nostre Chiese sono disposte a cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi.

La nostra comune fede in Cristo ci rende fratelli nel Suo Nome, e questa fraternità noi già la sperimentiamo e viviamo in tante occasioni con sorelle e fratelli cattolici: è un grande dono che ci viene fatto e che speriamo possa essere condiviso da un numero crescente di membri delle due Chiese. Questa nuova situazione non ci autorizza però a sostituirci a quanti hanno pagato col sangue o con altri patimenti la loro testimonianza alla fede evangelica e perdonare al posto loro. La grazia di Dio, però, «è sovrabbondata, là dove il peccato è abbondato» (Romani 5,20), e questo noi crediamo e confessiamo, certi che Dio vorrà attuare questa sua parola anche nella costruzione di nuove relazioni tra le nostre Chiese, ispirata alla parola evangelica: “Ecco, io faccio ogni cosa nuova” (Apocalisse 21:5).

La ricordiamo, caro fratello Francesco, nell’intercessione e Le chiediamo di pregare per noi, invocando su di Lei, sul Suo servizio e sulla Sua chiesa, la benedizione del nostro Dio» (Lettera tratta da «Riforma. Settimanale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi»: http://riforma.it/it/articolo/2015/08/25/linizio-di-una-nuova-storia ).

Che cosa significa: «cominciare a scrivere insieme questa storia, nuova anche per noi»? Significa parlare delle persecuzioni subite anche dai cattolici per mano valdese? Significa, soprattutto, mettere dei punti fermi sui dogmi? Significa proporre la dottrina cattolica così com’è senza rinunciare ai suoi bimillenari insegnamenti? Significa riconoscere che esiste una sola ed autentica Chiesa, quella cattolica con sede a Roma? Oppure si è disposti a svendere a buon mercato, magari per un sorriso compiacente dei pastori e delle pastore e della Comunità di Sant’Egidio, che con i valdesi collabora, l’unica vera Chiesa fondata da Gesù Cristo sulla roccia di San Pietro?

La piccola comunità valdese (oggi conta circa 40.000 fedeli nel mondo, di cui 25.000 in Italia e 15.000 nell’America del Sud) in questo diabolico «dialogo ecumenico» ha tutto da guadagnare, mentre la magnifica, splendente e immensa Chiesa cattolica (universale) sempre più da perdere, anche in dignità.

Cristina Siccardi

Fonte: Riscossa Cristiana

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