Scriptorium – Recensioni – rubrica del sabato

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Recensioni  –  rubrica del sabato di Cristina Siccardi

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Le preghiere dell’Uomo Vivo. Per salvare l’anima e la ragione – di Gilbert Keith Chesterton. Un libro antologico del grande scrittore cattolico inglese, difensore dei sani principi dell’esistere e della Verità portata dal Salvatore

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Questa settimana proponiamo tre estratti dal bellissimo libro-antologico Le preghiere dell’Uomo Vivo. Per salvare l’anima e la ragione di Gilbert Keith Chesterton edito da Fede & Cultura. Si tratta di proposizioni che si tramutano simultaneamente in riflessioni contemporanee. Ci soffermiamo, quindi, su tre tematiche:

  • il principio di famiglia, oggi minato non solo dall’intellighenzia laica-radicale, ma anche dentro la Chiesa;
  • il concetto di pace, che non ha nulla a che spartire con quello irragionevole di pacifismo;
  • Il vaticinio sull’invasione dei neopagani.

«Possiamo dire che l’unità familiare è la cellula intorno alla quale si è formato lo stato. Intorno alla famiglia si costituiscono quelle santità che distinguono gli uomini dalle formiche e dalle api.

Il pudore è la tenda di quell’accampamento, la libertà è il vallo di quella città; la proprietà è il patrimonio della famiglia; l’onore la sua bandiera.

Nelle proporzioni pratiche della storia noi torniamo alla posizione fondamentale del padre, della madre e del bambino. L’antica trinità fu quella del padre, della madre e del bambino. L’antica trinità fu quella del padre, della madre e del figlio e si chiama l’umana famiglia; la nuova trinità è quella del Figlio, della Madre e del Padre, e si chiama Sacra Famiglia.

È mutata solo in quanto è rovesciata; come il mondo che ne fu trasformato non è differente da quello di prima se non in quanto capovolto»

L’uomo eterno – “I professori e l’uomo preistorico” (p. 41).

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«Tutta la storia cristiana ebbe inizio da quel grande avvenimento mondano in cui Erode e Pilato si strinsero la mano. Fino a quel giorno, lo sapevano tutti nella buona società, i due non si parlavano quasi neppure. Qualcosa li indusse a cercare un reciproco appoggio, la vaga sensazione di una crisi, sebbene ciò che stava accadendo fosse la semplice condanna a morte di una comune banda di criminali. I due capi si riconciliarono precisamente il giorno in cui uno di quei condannati fu crocefisso. Ecco ciò che molti intendono con la parola “pace”: la sostituzione di un regno d’amore con uno di odio» (p. 61).

Voltaire – 1936

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«Tra molti secoli, tristi e lenti, – / io ho una visione – io so che i pagani ritorneranno./ Non con lo spirito dei cacciatori / o con la feroce destrezza del guerriero ,/ ma mettendo a posto ogni cosa con parole morte. / Ma se anche calpesteranno il mare santo di Maria / e ruberanno le ali di San Michele / voi li riconoscerete da questi segni: / lo spezzarsi della spada, / e l’uomo che non è più un cavaliere libero, / capace di mare o di odiare il suo signore. / Sì, questo sarà il loro segno: /il segno del fuoco che si spegne,/ e l’Uomo trasformato in uno sciocco,/ che non sa chi è il suo signore./ Da questo segno li riconoscerete,/ dalla rovina e dal buio che portano;/ da masse di uomini devoti al Nulla,/ diventati schiavi senza un padrone,/dalla presenza di peccatori, che negano l’esistenza del peccato,/dall’onta scesa su Dio e sull’uomo,/dalla morte e dalla vita rese un nulla» (p. 69).

La ballata del cavallo bianco – Libro VIII “La cura del cavallo”.

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Questo libro, ricco di orazioni, occupanti le pagine di sinistra, reca ampie citazioni tratte dalle diverse opere dello scrittore inglese che si convertì al Cattolicesimo; esse sono riconducibili alla dottrina della Chiesa. Chesterton fu un giornalista e letterato che indirizzò la sua grande intelligenza e il suo geniale talento in difesa dei sani principi dell’esistere e della Verità portata dal Salvatore. Fu uomo onesto ed integro nella vita privata come in quella pubblica, dimostrando che l’etica è diretta conseguenza del credo che si professa. Mise il suo sagace e raffinato stile al servizio del suo tempo e delle generazioni future, facendo comprendere, anche ai non filosofi e non teologi, le derive del pensiero moderno.

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