Scriptorium – Recensioni – rubrica del sabato

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Recensioni  –  rubrica del sabato di Cristina Siccardi

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La Sacra Bibbiaintrodotta e annotata dall’Abate don Giuseppe Ricciotti – Un vero e proprio monumento sacro, totalmente attendibile, sia per le traduzioni, sia per le note, sia per le spiegazioni, sia per i commenti. Riproporre ed avere questa Sacra Bibbia significa non incorrere in moderne traduzioni e manipolazioni dei testi sacri, usciti dopo il Concilio Vaticano II.

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zzzzbbrcctt«I libri che formano la Bibbia non sono semplici libri umani, bensì divini, perché hanno Dio per autore principale; infatti gli autori umani, a cui detti libri sono attribuiti, li scrissero sotto quella particolare assistenza divina che  è chiamata “ispirazione”. Questa dottrina è accennata, più o meno esplicitamente, in vari passi della Bibbia stessa […]; è stata poi insegnata con chiarezza sempre maggiore dai Padri e Dottori della Chiesa, e proposta come dogma di fede della Chiesa stessa. […] Giustamente, perciò, si potrà e si dovrà attribuire ciascun libro della Bibbia e ciascuna sua parte sia a Dio, come ad autore principale, sia al suo scrittore umano, come ad autore strumentale; e di quest’ultimo autore si potranno legittimamente indagare l’indole, la cultura, lo stile letterario e simili cose, perché la sua personalità umana è rimasta interamente anche sotto l’influsso dell’ “ispirazione” e si è esplicata nella sua pienezza, salvo la possibilità di errare». Nelle Sacre Scritture, dunque, non esiste errore; a ribadirlo fu il celebre Abate don Giuseppe Ricciotti (storico, biblista, archeologo) nell’introduzione generale alla Sacra Bibbia, pubblicata da Salani nel 1958 e rieditata più volte, fino a scomparire, per ritornare nuovamente oggi, grazie alle Edizioni EFFEDIEFFE.

All’inizio del 1945 l’Abate Ricciotti era fra i più noti esponenti della cultura cattolica in Italia: dopo una Storia d’Israele in due volumi apparsa fra il 1932 e il 1934, nel 1941 aveva pubblicato presso l’editore Rizzoli la sua Vita di Gesù Cristo, di cui abbiamo parlato la scorsa settimana, opera che aveva ottenuto un encomio solenne dell’Accademia d’Italia e aveva conosciuto un sorprendente successo di pubblico: sei edizioni tra il 1941 e la fine del 1942 a fronte di 40.000 copie vendute.

Nel 1958 uscì poi un vero e proprio monumento sacro, riproposto ora in 1850 pagine. Perché è utile possedere proprio questa Bibbia, visto che ne esistono molte in circolazione? Perché questa è totalmente attendibile, sia per le traduzioni, sia per le note, sia per le spiegazioni, sia per i commenti. Riproporre ed avere questa Sacra Bibbia significa non incorrere in moderne traduzioni e manipolazioni dei testi sacri, usciti dopo il Concilio Vaticano II.

«Oggi il cattolico, degno di questo nome», afferma ancora don Ricciotti nella sua introduzione generale, «farà buona accoglienza a tutti gli studi seri ed oggettivi di filologia, archeologia, ecc., che contribuiscano in qualsiasi maniera a riconoscere e schiarire il testo della Bibbia; ma insieme considererà questi studi come un mezzo, non come un fine, giacché essi mirano all’intelligenza praticamente fruttuosa di quel testo; soprattutto poi egli avrà sempre presente che quel testo non è umano, ma divino, essendo stato ispirato da Dio ed avendo Dio per autore. Egli perciò si avvicinerà a quel testo con venerazione e con spirito di pietà e di fede; lo riterrà, in conseguenza dell’ “ispirazione” […], immune da ogni errore, e lo considererà affidato per la sua interpretazione autentica al supremo magistero della Chiesa, a cui è affidato l’intero deposito della Rivelazione divina; nel mirare a cogliere l’intelligenza di quel testo, pur servendosi di tutti gli apporti delle scienze moderne, egli non trascurerà di aver presente l’interpretazione datane dai Padri e dalla tradizione cristiana, la quale è di grande autorità anche sotto l’aspetto semplicemente storico, e come pure avrà presenti le eventuali decisioni dottrinali della Chiesa, le quali in materia biblica hanno valore perentorio “in cose di fede e di costumi che spettano all’edificazione della dottrina cristiana” (Concilio di Trento, sess. IV)».

Quando l’Abate, nato a Roma nel 1890 e deceduto a Roma nel 1964, si cimentò in questa impresa, insieme ad un eccellente Comitato di esperti (Bonaccorsi, Castoldi, Giovannozzi, Mezzacasa, Ramorino, Zampini) aveva ben presente i pericoli dello storicismo applicato alle Sacre Scritture di quegli eruditi che mettono al centro il proprio scibile e le scienze umane piuttosto che la Fede. Ecco che il postconcilio produrrà esegeti e biblisti come il Cardinale Carlo Maria Martini o il Cardinale Gianfranco Ravasi.

Leggere, studiare, documentarsi, pregare, meditare su questo Antico e Nuovo Testamento curato con Fede, pietà, venerazione, rispetto per la Tradizione della Chiesa e con criteri rigorosi e scientifici, significa fidarsi e affidarsi con sicurezza e tranquillità all’autentica SACRA BIBBIA.

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