Uno scherzo della Provvidenza

Per capire le scelte di san Giovanni Bosco, occorre tralasciare il luogo comune del «santo sociale», una definizione fuorviante, che proviene da una lettura politica e progressista dei santi che hanno popolato la Torino del XIX secolo, quando liberalismo e Massoneria sferrarono il loro violento attacco alla Chiesa cattolica. Don Giovanni Bosco, abilissimo nel fronteggiare i nemici della Chiesa, fu essenzialmente un “sognatore”, così unito al Cielo da essere un mistico e la sua peculiarità sta proprio nell’aver legato misticismo ad operatività instancabile, incessante, vastissima; ma quest’ultima fu il risultato di un intimo idillio – perché tale fu – fra l’anima del sacerdote Bosco con le realtà soprannaturali.

I “sogni”

L’incontro con il trascendente nella vita di don Bosco fu un dato pressoché ordinario. Ancora bambino, mentre aiutava la famiglia nei lavori in campagna, lo trovavano sovente come assorto, con gli occhi rivolti al cielo. A 9 anni gli venne rivelata la missione che avrebbe dovuto compiere: è il celebre sogno delle belve feroci e dei lupi che si trasformarono in mansueti agnelli alla presenza di Gesù e di Maria Santissima, che proprio a lui si rivolsero, indicandogli la sua missione e il suo futuro.

Le visioni si susseguiranno nel tempo e il suo dialogo con Cristo e Maria Auxilium Christianorum non si arresterà mai.

Tuttavia il misticismo di don Bosco non si risolve soltanto nei «sogni». Così lui li chiamava in umiltà, quando li raccontava ai suoi ragazzi, in realtà erano vere e proprie visioni, come affermerà il suo primo biografo, don Giovanni Battista Lemoyne. La monumentale biografia su San Giovanni Bosco, composta da 19 volumi, riporta moltissimi altri eventi legati esclusivamente ad esperienze e doni carismatici: le medicine a base di pastiglie di pane e Salve Regina che procurano molteplici, miracolose e inspiegabili guarigioni; gli interventi del cane Grigio, il quale compare e scompare senza che nessuno sappia di dove viene e dove se ne va, ma che è determinante per salvare la vita di don Bosco dagli agguati mortali; la bilocazione; la non necessità di mangiare (spesso se ne dimentica), perché il suo nutrimento essenziale è l’Eucaristia; sovente non dorme, non solo perché troppo impegnato a scrivere lettere su lettere (immenso il suo carteggio con le autorità sia religiose che civili), articoli, saggi didattici, apologetici, ecclesiastici, pedagogici, ma anche perché perché disturbato e vessato dal demonio; i miracoli eucaristici (sotto gli occhi sbigottiti dei testimoni, don Bosco moltiplicava le ostie); moltiplicazione delle castagne o di altro; la resurrezione di un giovane, il quale non era riuscito a confessarsi da don Bosco come da suo desiderio. Brevi esempi di un succedersi di fatti ed eventi dove l’intervento divino diveniva una logica conseguenza dei pensieri e delle preghiere del santo sacerdote piemontese.

Il Regno di Cristo in terra

Mai demoralizzato, pur nelle difficoltà più aspre e tragiche, questo uomo di Dio, figlio di contadini, avvezzo alle durezze della vita, di fronte alle quali non si è mai piegato, ha saputo affrontare con coraggio e determinazione ogni ostacolo ed ogni nemico. Con la forza della fede, la saggezza della speranza, l’amore per la carità operosa, si è consumato per la passione delle anime, lasciando perdere tutto il resto, fedele al suo programma «Da mihi animas, caetera tolle», «[Signore,] datemi anime, prendetevi tutte le altre cose». Tuttavia la Provvidenza e l’intervento di Maria Ausiliatrice furono con don Bosco, provetto “rubanime”, copiosamente generosi, anche in visibili e concretissimi riscontri.

Il fondatore dei Salesiani si definiva «uno scherzo della Provvidenza», in effetti tutto quello che ha realizzato non sarebbe stato umanamente spiegabile se non con un intervento diretto della Provvidenza. Molteplici sono gli avvenimenti straordinari e inspiegabili che hanno visto protagonista il sacerdote della gioventù

I miracoli per don Bosco erano ordinaria amministrazione perché egli abitava già, in parte, nella Gerusalemme celeste e fece il possibile per rendere possibile il Regno di Cristo in terra, cambiando il mondo ovunque dove egli sia stato o dove sono andati i suoi Salesiani. In 72 anni e 5 mesi (16 agosto 1815-31 gennaio 1888) ha segnato in modo indelebile la storia della Chiesa, la storia civile italiana e mondiale, la storia della pedagogia.

Giovanni Bosco alimentava, per grazia di Dio e non certo per sua richiesta, i suoi straordinari doni con gli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola, con gli scritti di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, di san Francesco di Sales, dell’ Imitatione Christi di Tommaso da Kempis. E poi c’era il suo Direttore spirituale, san Giuseppe Cafasso, il quale sapeva trarre il meglio dalle virtù teologali e cardinali del suo assistito.

Leggere nei cuori e nella Storia

Come mistico, don Bosco possedeva anche un’altra dote: leggeva nel cuore e nel pensiero delle persone (quando un ragazzo non osava, in confessione, enunciare un peccato, lo faceva lui al suo posto), ed era preveggente. Predisse i lutti di Casa Savoia e la fine del Regno, come castigo divino alle firme che Vittorio Emanuele II appose alle tragiche leggi antiecclesiastiche, e fece alcune profezie sulla Chiesa. Celebre quella delle due colonne, dove la nave di san Pietro viene violentemente minacciata, per approdare poi nel porto sicuro delle colonne dell’Eucaristia e di Maria Immacolata. Ma ne esistono altre due, delle quali fu informato lo stesso Pontefice, Leone XIII.

Quando fu aperta la seconda Sessione del Concilio (6 gennaio 1870), nella quale i Padri conciliari pronunciarono la solenne professione di Fede, don Bosco ebbe una visione drammatica per una Chiesa destinata, comunque, a trionfare con il suo capo, Cristo. Ciò che vide e udì lo trascrisse di suo pugno:

«Le leggi di Francia non riconoscono più il Creatore […] tu, Italia, terra di benedizioni, chi ti ha immersa nella desolazione? … Non dire i nemici; ma gli amici tuoi. Non odi che i tuoi figli domandano il pane della fede e non trovano chi loro lo spezzi? […] E di te, o Roma, che sarà? Roma ingrata, Roma effeminata, Roma superba! […]».

L’unico scopo di don Bosco era la distruzione del peccato e che Dio fosse conosciuto, amato ed adorato ovunque. Padre e maestro dei giovani, don Bosco riuscì a realizzare l’umanamente impossibile grazie alla sua Fede, al suo amore per la Croce e per le anime, al suo tenere continuamente lo sguardo fisso nella Trinità, e Maria Santissima, tenendolo sempre per mano, non solo lo salvò da ogni male, ma rese paradisiaci tutti i suoi giorni.

Cristina Siccardi

Fonte: Radici Cristiane, luglio 2015

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