24 dicembre: i santi antenati di Gesù

Il 24 dicembre il Martirologio romano ricorda tutti i santi antenati di Gesù Cristo, discendente del re Davide. Sta scritto: «Commemorazione di tutti i santi antenati di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ovvero di quei padri che piacquero a Dio e che, trovati giusti, pur senza aver ricevuto le promesse, ma avendole soltanto guardate e salutate da lontano, morirono nella fede: da essi nacque secondo la carne il Cristo, che è al di sopra di tutto il creato, Dio benedetto nei secoli».

Un pannello dell’Armadio degli Argenti di Firenze (serie di opere a tempera su tavola del Beato Angelico, 1451-1453, Museo nazionale di San Marco), raffigurante la genealogia di Gesù Cristo

La genealogia di Gesù è riportata nel Vangelo di Matteo (1,1-16) e nel Vangelo di Luca (3,23-38). Nel Vangelo secondo Matteo la genealogia parte da Abramo e giunge, di padre in figlio, fino a Gesù, saltando gli antenati durante la deportazione a Babilonia; nel Vangelo secondo Luca la genealogia è proposta a partire da Gesù, di figlio in padre, fino ad Adamo, «figlio di Dio». Il numero di generazioni, pur diverso nelle due genealogie, è in entrambe multiplo di sette, numero di forte valore simbolico, con valore di completezza nelle Sacre Scritture.

In entrambe le genealogie san Giuseppe non viene presentato come padre biologico di Gesù, ma come padre adottivo. Le due genealogie rimandano alla profezia di Isaia, che annuncia il Messia come germoglio dell’albero di Jesse (Is 11,1-2).

La discendenza davidica di Maria è comune fra i Padri della Chiesa. La stessa affermazione di san Paolo, ovvero che Gesù era «nato dal seme di Davide secondo la carne» ne è una conferma. Secondo Giovanni Damasceno la genealogia secondo Luca è di Maria, mentre Matteo descriverebbe la genealogia di Giuseppe. L’ipotesi di san Giovanni Damasceno fu promossa da Annio di Viterbo nel 1502 e da allora ha ottenuto la maggiore accettazione. La genealogia di Luca renderebbe conto della discendenza davidica di Maria, ipotizzata per primo da Ireneo di Lione, e Gesù risulterebbe «figlio di Davide» anche secondo la carne, rendendo veritiera la profezia del Salmo 131,11 e l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria Santissima. San Tommaso d’Aquino aggiunse all’ipotesi di sant’Ireneo quella che Maria appartenesse alla tribù di Levi per parte di madre, come Elisabetta, sua parente (Luca 1,5.36).

I Vangeli riportano, quindi, sia la genealogia di Maria Santissima, attraverso san Luca, sia quella di san Giuseppe, attraverso san Matteo e ciò per dimostrare che, sia per parte di madre, la consanguineità, sia per parte di padre, l’adottività, la discendenza è quella che proviene dalla santa linea che ha creduto nelle promesse di Dio, confidando nella venuta del Figlio di Dio in terra. La Sposa e lo sposo, la genitrice e il padre putativo di Gesù, si ritrovarono entrambi ad essere rami dell’unico albero che, nella pienezza dei tempi, diede il Frutto della Salvezza.  Così Giuseppe, venne, come pater familias, essere legalmente considerato parte della dinastia del re Davide. La stirpe eletta di santi sovrani a cui appartiene il Figlio di Dio dimostra che l’autorevolezza di Gesù Cristo, il Re dei re, gli viene sia dal Cielo, sia dalla Terra e nacque persino nella città delle origini di Davide, Betlemme.

La spiritualità cristiana europea sorse proprio secondo questo spirito di ordine gerarchico e monarchico, dove il sovrano è il risultato di un’unzione divina.

Davide era il più giovane dei sette figli di Isai, della tribù di Giuda. Era un ragazzo quando Samuele venne inviato da Dio alla casa di suo padre per consacrarlo re al posto di Saul. Chiamato dalla montagna dove pascolava il gregge paterno, venne alla presenza di Samuele che, con olio benedetto, lo consacrò sovrano. Da allora Saul  fu assalito da tristezza, malinconia, ira. Davide sapeva suonare l’arpa con maestria e cantava bene: fu quindi chiamato alla corte, fatto scudiere e con l’armonia del suono e con la melodia del canto dissipava la tristezza di Saul. Fu in questo tempo che si svolse la guerra fra Israeliti e Filistei. Un uomo filisteo, alto più di tre metri, chiamato il gigante Golia, sfidò chi avesse voluto battersi con lui per 40 giorni. Venuto a sapere l’intenzione di Golia, Davide accolse l’invito e con una pietra lanciata con la fionda lo colpì in fronte e lo decapitò. Saul, per invidia, voleva la morte di Davide, il quale si nascose nei deserti, confidando nell’aiuto divino. Re Saul morì e Davide guidò saggiamente il suo popolo e al timor di Dio. Diede splendore al culto divino; e, innalzato un magnifico padiglione sul monte Sion, vi fece trasportare l’Arca dell’Alleanza.

Fu peccatore, ma si pentì amaramente, fece penitenza; rimproverato dal profeta Natan, detestò i suoi errori, accettò i castighi dell’Altissimo e diede splendore al culto divino. Si legge nel Martirologio romano: «Commemorazione di san Davide, re e profeta, che, figlio di Iesse il Betlemita, trovò grazia presso Dio e fu unto con olio santo dal profeta Samuele, perché regnasse sul popolo d’Israele; trasportò nella città di Gerusalemme l’Arca dell’Alleanza del Signore e il Signore stesso gli giurò che la sua discendenza sarebbe rimasta in eterno, perché da essa sarebbe nato Gesù Cristo secondo la carne.

Grande e fine poeta, cantò, nei Salmi immortali, il dolore, il pentimento, la speranza, il credo ebreo divenuto poi cristiano. Vide e predisse l’arrivo del Messia, condannato, ucciso, trionfante, mille anni prima dell’arrivo del Verbo Incarnato presentò la passione e la risurrezione di Cristo. Re Davide e Cristo Re dell’Universo sono membra della famiglia della Storia della Salvezza.

Leggiamo in Matteo 1, 1-17:

«Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco; Isacco generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli; Giuda generò Fares e Zara da Tamar; Fares generò Esrom; Esrom generò Aram; Aram generò Aminadab; Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon; Salmon generò Boos da Raab; Boos generò Obed da Rut; Obed generò Iesse, e Iesse generò Davide, il re.

Davide generò Salomone da quella che era stata moglie di Uria; Salomone generò Roboamo; Roboamo generò Abia; Abia generò Asa; Asa generò Giosafat; Giosafat generò Ioram; Ioram generò Uzzia; Uzzia generò Ioatam; Ioatam generò Acaz; Acaz generò Ezechia; Ezechia generò Manasse; Manasse generò Amon; Amon generò Giosia; Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli al tempo della deportazione in Babilonia.

Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel; Salatiel generò Zorobabele; Zorobabele generò Abiud; Abiud generò Eliachim; Eliachim generò Azor; Azor generò Sadoc; Sadoc generò Achim; Achim generò Eliud; Eliud generò Eleàzaro; Eleàzaro generò Mattan; Mattan generò Giacobbe; Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù, che è chiamato Cristo.

Così, da Abramo fino a Davide sono in tutto quattordici generazioni; da Davide fino alla deportazione in Babilonia, quattordici generazioni; e dalla deportazione in Babilonia fino a Cristo, quattordici generazioni».

Scrive san Luca, 3, 23-38:

«Gesù, quando cominciò a insegnare, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, di Eli, di Mattàt, di Levi, di Melchi, di Iannài, di Giuseppe, di Mattatìa, di Amos, di Naum, di Esli, di Naggai, di Maat, di Mattatìa, di Semèin, di Iosec, di Ioda, di Ioanan, di Resa, di Zorobabele, di Salatiel, di Neri, di Melchi, di Addi, di Cosam, di Elmadàm, di Er, di Gesù, di Eliezer, di Iorim, di Mattàt, di Levi, di Simeone, di Giuda, di Giuseppe, di Ionam, di Eliachim, di Melea, di Menna, di Mattata, di Natan, di Davide, di Iesse, di Iobed, di Boos, di Sala, di Naàsson, di Aminadàb, di Admin, di Arni, di Esrom, di Fares, di Giuda, di Giacobbe, d’Isacco, d’Abramo, di Tara, di Nacor, di Seruc, di Ragau, di Falec, di Eber, di Sala, di Cainam, di Arfàcsad, di Sem, di Noè, di Lamec, di Matusala, di Enoc, di Iaret, di Maleleel, di Cainam, di Enos, di Set, di Adamo, di Dio».

Nei Vespri del 19 dicembre, la liturgia propone questa antifona al Magnificat della Beata Vergine Maria:

O germoglio di Iesse,

che ti innalzi come segno per i popoli,

tacciono davanti a te i re della terra,

e le nazioni t’invocano:

vieni a liberarci, non tardare.

Si legge, inoltre, nella lettera ai Romani di San Paolo (15, 12):

Spunterà il rampollo di Iesse,

colui che sorgerà a giudicare le nazioni:

in lui le nazioni spereranno.

Infatti, aveva detto il profeta Isaia (11, 1):

«Un germoglio spunterà dal trono di Iesse,

un virgulto germoglierà alle sue radici».

Cristina Siccardi

Fonte: Europa Cristiana

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