Don Giovanni Bosco e i Valdesi

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Papa Francesco ha reso omaggio alla Chiesa Valdese chiedendo scusa per le atrocità subite a causa dei cristiani nei secoli ma, operando nell’ambito della Casa salesiana ci pare doveroso mettere in evidenza anche quale fu il rapporto che ebbe Don Bosco con i valdesi, riproponendo una intervista, di “Riscossa Cristiana” sull’argomento, a Cristina Siccardi, scrittrice ben nota per numerose biografie di santi e che scrisse “Don Bosco mistico. Una vita tra cielo e terra”, che si è affermato come la biografia più documentata e più attendibile sul grande Santo piemontese.

San Giovanni Bosco fu oggetto di diversi attentati dai quali si salvò grazie o all’intervento delle sue «guardie del corpo» (i suoi giovani) o della Divina Provvidenza. Oltre ai massoni anche i valdesi auspicavano la sua morte, perché egli con le sue celebri Letture Cattoliche, con le sue conferenze e con i suoi oratori che di anno in anno crescevano di numero, era considerato un acerrimo nemico da odiare e da abbattere. Ed ecco, quindi, che gli spararono, lo bastonarono, cercarono di avvelenarlo, di accoltellarlo…

Da cinquant’anni a questa parte, ovvero da quando la Chiesa cattolica ha deciso, dopo il Concilio Vaticano II, di aprire le porte a tutti, di dialogare con tutti, di non condannare più gli errori, di sviluppare un disegno ecumenico fra religioni diverse ed opposte fra di loro, nelle biografie sul paladino dell’ortodossia cattolica quale fu San Giovanni Bosco (Padre e Maestro dei giovani, ma anche formatore di migliaia di sacerdoti Salesiani e non), l’aspetto degli attentati per mano dei valdesi e dei liberal-massoni è stato taciuto. Sappiamo, invece, per certo, che quei fatti avvennero grazie alla prima biografia monumentale: XIX volumi compilati dai salesiani. Don Giovanni Battista Lemoyne SDB (1839-1916) scrisse i primi nove allo scopo di documentare tutto il percorso del fondatore e di impedire futuri oblii e/o travisamenti.

Polizia e magistratura non fecero proprio nulla. Don Bosco era affiancato da Maria Ausiliatrice e dalla Divina Provvidenza e con questa “scorta” proseguì la sua immensa missione. Ecco quindi l’opera dei suoi giovani: egli girava di sera o in luoghi a lui sospetti insieme ad un gruppo di ragazzi fra i più fidati e robusti, i quali intervenivano al bisogno; ma quando, per diverse ragioni, essi non erano presenti, arrivava “il Grigio”, ovvero un cane grandissimo e feroce, con il manto grigio, da qui il nome che gli venne dato. Nessuno seppe mai da dove veniva e dove poi scompariva dopo aver compiuto la sua opera di salvataggio nei confronti di Don Bosco. Tutti all’Oratorio di Valdocco videro «il Grigio» e ne lasciarono testimonianza. Se gli si offriva del cibo o dell’acqua il cane non ne voleva. Fu l’angelo custode di Don Bosco.

Don Bosco riuscì a rimanere in vita, nonostante tanto odio, e a portare a termine i suoi progetti perché essi coincidevano perfettamente con quelli di Dio. Fu proprio Maria Santissima a sostenerlo, a guidarlo, a difenderlo, fino alla fine dei suoi giorni. Don Bosco è la dimostrazione vivente che la vera fede di un solo uomo è sufficiente per incidere nella storia e per portare la salvezza a migliaia e migliaia di anime.

Cristina Siccardi

Fonte: Filateria Religiosa, settembre 2015

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