Due Sante sovrane della Polonia ed Edvige d’Angiò, Regina patrona delle Regine

La nazione polacca, la cui colonna vertebrale è profondamente cattolica, è ricca di santi e sante di stirpe nobiliare, che hanno contribuito in maniera determinante a forgiare quella colonna. Fra i suoi patroni Santa Kinga (Cunegonda), nata nel 1224  e morta il 24 luglio 1292. Figlia di re Béla IV d’Ungheria, nipote di Elisabetta d’Ungheria (sorella del padre) e pronipote di Santa Edvige. Le sorelle di Kinga erano Santa Margherita d’Ungheria e Iolanda di Polonia. Sposò, sebbene riluttante, Boleslao V il Casto, e divenne regina quando il marito ascese al trono come Re di Polonia. La coppia fece voto di castità. Durante il suo regno, Kinga si interessò di opere caritatevoli, assistendo poveri e lebbrosi. Quando il marito morì nel 1279, vendette tutti i suoi possedimenti e diede il ricavato ai diseredati.

Lasciò ogni prestigio e potere e decise di ritirarsi. Trascorse tutto il resto della sua vita nella contemplazione e non permise a nessuno di riferire del suo ruolo come ex regina di Polonia. Libera da ogni legame, non avendo avuti figli, lasciò gli incarichi di Stato ed entrò nel monastero delle Clarisse a Stary Sacz da lei fondato con i beni della sua dote. Contro la sua volontà fu eletta badessa, compito che espletò con grande umiltà, sacrificio e penitenze; a lei e alle sue preghiere venne attribuito il merito del ritrovamento dell’acqua nel monastero, che ne era privo, e del salgemma a Bochnia. Confortata da una visione di San Francesco, morì il 25 luglio 1292, dopo una lunga malattia, nel giorno che lei stessa aveva profetato.

Le prime notizie che ci sono pervenute per iscritto, compaiono in una prima Vita anonima compilata a Cracovia nel 1401 e una successiva rielaborazione della prima nel 1474. Morì il 24 luglio 1292. Papa Alessandro VIII beatificò Kinga nel 1690. Nel 1695 divenne la patrona principale della Polonia e della Lituania. Il 16 giugno 1999 è stata canonizzata da Papa Giovanni Paolo II.

La sorella della nonna paterna, Edvige, percorse anche lei la strada della santità. Nata ad Andechs nel 1174 e morta a Trzebnica il 15 ottobre 1243, figlia del Duca di Merania, Bertoldo IV d’Andechs e di Agnese di Rochlitz della famiglia dei Wettin, sorella di molti principi e di diverse regine. Edvige trascorre la sua infanzia nell’abbazia di Kitzungen sul Meno, nel cuore della Germania e all’età di 12 anni (secondo altre fonti 16) sposa, a Breslavia (attuale Wroclaw, in Polonia), il Duca di Slesia, Enrico I il Barbuto (dal 1233 anche Duca di Polonia) della dinastia dei Piasti. Questo territorio slesiano fa parte ancora del regno di Polonia, ma si sta germanizzando: già con l’Imperatore Federico Barbarossa, nel XII secolo, i suoi duchi  ruotano intorno all’Impero germanico; mentre la feudalità locale è di stirpe polacca, benché si stiano intrecciando con l’immigrazione tedesca.

Enrico I ed Edvige ebbero sette figli (quattro maschi e tre femmine), di cui soltanto uno sopravvisse ai genitori. Nel 1202 fondò il monastero cistercense di Trzebnica, del quale sua figlia Gertrude diventerà Badessa dal 1232 al 1268, e ne erigerà altri quattro. Moglie e marito, la cui autorità raggiungeva Poznan e Cracovia, fondarono anche due ospedali nella capitale Wroclaw (Breslau) e a Sroda.

Dopo ventiquattro anni di vita coniugale, nell’anno 1208-1209, Edvige fece voto di castità insieme al coniuge, soggiornando sempre più frequentemente nell’Abbazia di Trzebnica, dove decise di ritirarsi quando rimase vedova nel 1238.

Gli ultimi anni della Duchessa di Slesia e di Polonia furono molto travagliati e dolorosi: perse uno dopo l’altro sei figli, fra i quali il Duca Enrico detto il Pio, ucciso dai Tatari nel 1241 nella battaglia di Legnicza. I biografi celebrano la grande forza d’animo che Edvige dimostrò nelle funeste circostanze.

Viveva nella massima povertà: indossava abiti usati, calzature logore, cinture simili a quelle dei carrettieri. Si dedicò particolarmente alle opere di carità a favore dei poveri e alle pratiche ascetiche più rigorose, probabilmente sotto la guida dei Francescani di Slesia, fra i quali sceglieva i suoi confessori. Morì in odore di santità il 15 ottobre 1243. Su richiesta dei Cistercensi di Trzebnica, dove era sepolta, e dell’Arcivescovo di Gniezno, nel 1262 fu ordinata un’inchiesta sulla sua vita ed i suoi miracoli, che la portò alla canonizzazione per volontà di Papa Clemente IV. Nel 1300 un canonico slesiano anonimo compose la Vita sulla base degli atti dell’inchiesta e su di una biografia precedente. In essa sono riportati 85 miracoli, descritti con abbondanza di dettagli. Proprio a Trzebnica fu costruita una cappella per ospitare le spoglie di Santa Edvige, che furono qui traslate nel 1267, alla presenza del Re di Boemia e dell’Arcivescovo di Salisburgo. Il suo culto ebbe grande diffusione in Slesia, in Polonia e in Sassonia, dove, grazie ai Cistercensi e ai Francescani, continua ad essere alimentato. Nel 1943 Pio XII concesse alla chiesa di Santa Edvige di Trzebnica, il titolo di Basilica minore.

Edvige era la figlia minore di Luigi I d’Ungheria ed Elisabetta Kotromanic di Bosnia. Sia la madre di Edvige che quella di Luigi, Elisabetta (figlia di Ladislao I di Polonia, Łokietek), erano discendenti della Casa Reale dei Piasti, antica dinastia polacca. Edvige era quindi bisnipote di Ladislao I, che aveva riunificato il regno polacco nel 1320. Regina di Polonia dal 1384 e Granduchessa di Lituania dal 1386, è venerata dalla Chiesa cattolica come «Santa Edvige Regina».

Cresce e si forma alla corte reale ungherese di Buda e di Visegrád. Nel 1378, quando aveva quattro anni di età, viene data in sposa a Guglielmo I d’Asburgo, con il quale trascorre circa un anno alla corte imperiale di Vienna. Dieci anni dopo, nel 1388, il matrimonio viene annullato da Papa Bonifacio IX e Guglielmo si unisce alla cugina di Edvige, la Regina di Napoli Giovanna II.

Edvige è molto colta e intellettualmente versatile, conosce diverse lingue e parla correntemente il latino, l’ungherese, il croato, il polacco, il tedesco. Cattolica in tutto e per tutto, era molto devota alle Sante Maria (sorella di Lazzaro), Marta, Brigida e alla sua Santa protettrice Edvige di Andechs.

Fino al 1370 la Polonia era stata governata dalla dinastia polacca dei Piasti. L’ultimo re di questa grande casata, Casimiro III il Grande, non aveva lasciato figli maschi legittimi e considerava gli altri parenti maschi inadatti alla corona o troppo giovani per poter regnare. Per garantire una successione certa nominò suoi eredi la sorella Elisabetta di Polonia e il di lei figlio Luigi d’Ungheria, che fu infatti proclamato Re nel 1370 mentre sua madre Elisabetta resse buona parte del potere reale fino alla morte, avvenuta nel 1380.

Alla morte di Luigi I, nel 1382, il trono ungherese fu ereditato dalla figlia maggiore Maria (in seguito agli accordi noti come Privilegio di Koszyce), la quale avrebbe dovuto accedere di diritto anche al trono polacco insieme al marito Sigismondo. Ma i baroni della cosiddetta Polonia Minor (in un certo senso gli arbitri della successione monarchica) si opposero al prolungamento dell’unione personale della corona polacca con quella ungherese, realizzatasi con la salita al trono di Luigi il Grande. Per questo motivo si opposero strenuamente al riconoscimento di Maria e Sigismondo come nuovi sovrani e per marcare la loro opposizione ne decretarono l’espulsione dal territorio del regno. I nobili polacchi scelsero come nuovo sovrano la sorella minore di Maria, la giovanissima Edvige: le trattative furono gestite in sua vece dalla Regina Madre Elisabetta, vedova di Luigi e reggente d’Ungheria. Dopo due anni di negoziati, Edvige si recò a Cracovia, dove il 16 novembre 1384 fu incoronata Re di Polonia.

Tali fatti dimostrano come nell’Occidente conosciuto e medioevale, ovvero in Europa, non esistesse alcuna rivalità fra i sessi. Nessuno, maschio o femmina che fosse, non aveva nulla da rivendicare come ruolo o come potere in quanto tutti erano al servizio di Dio, dei propri territori e dei propri sudditi.

L’ascesa al trono di Edvige fece di lei un partito assai ambito nelle diverse corti europee. Fra coloro che chiesero la sua mano, ricordiamo: il Duca Siemowit IV di Masovia e il Granduca Jogaila di Lituania, sostenuto dai baroni della Polonia Minor. Ma Edvige, undicenne, risultava ancora formalmente sposata a Guglielmo d’Austria, il quale evidentemente non era disposto a perdere l’opportunità di assumere la corona polacca in forza del legame matrimoniale con la Regina. Nel 1385, Guglielmo giunse a Cracovia per consumare il matrimonio contratto sulla carta sette anni prima, al fine di legittimare la sua posizione di consorte, stroncando così le velleità dei diversi pretendenti alla mano della sovrana. Tuttavia il piano fallì, grazie soprattutto all’intervento dei Vescovi polacchi, che si affrettavano a dichiarare nullo il suo matrimonio con Edvige.

Nello stesso anno Jogaila e i signori della Polonia Minor firmarono un accordo politico-dinastico, detto «Unione di Krewo», attraverso il quale Jogaila assumeva importanti impegni in cambio della mano di Edvige e del diritto ad essere incoronato Re di Polonia. Il patto prevedeva la conversione sua e dei grandi nobili lituani al Cattolicesimo romano, il rilascio dei prigionieri cattolici di tutto il Granducato e l’unione personale dei territori di Lituania e Polonia sotto la sovranità del monarca polacco.

La dodicenne Edvige e il ventiquattrenne Jogaila, che dopo la conversione era stato battezzato col nome di Ladislao, convolarono a nozze il 18 febbraio 1386 a Cracovia. Il matrimonio fu seguito dall’incoronazione a Re di Polonia di Ladislao II detto Jagellone. Poco dopo la madre e la sorella della Regina, Elisabetta e Maria, furono incarcerate, probabilmente su ordine del marito di Maria, Sigismondo. Nel gennaio del 1387 Elisabetta fu strangolata, mentre Maria fu liberata nel luglio grazie a persone legate all famiglia deòlla Regina di Polonia. Maria morirà di parto nel 1395, tuttavia sono ancora poco chiare le circostanze del decesso.

Nel 1387 la Regina Edvige lanciò una spedizione militare per riconquistare la Rutenia Rossa e guidò una delegazione presso Petru I di Moldavia, cercando di renderla feudo polacco. Nel 1392, al fine di consentire ai suoi sudditi di prendere parte ai sacri riti del Giubileo, ottenne da Papa Bonifacio IX di celebrare l’evento in patria, evitando di esporre i fedeli ai rischi del pellegrinaggio a Roma.

Fu assai attiva dal punto di vista culturale, facendo realizzare la traduzione in polacco di molti testi latini per diffonderli. Donò i suoi gioielli ed anche le insigne regali per finanziare il recupero dell’Accademia di Cracovia, ribattezzata nel 1817 Università Jagellonica in onore del marito. Nel 1397 fondò a Cracovia la prima facoltà di Teologia della storia polacca. Fu assai caritatevole e fece costruire diversi ospedali (invenzione cristiana), inoltre fu artefice della fondazione del vescovato di Vilnius con l’obiettivo di evangelizzare le zone pagane del territorio lituano.

Dopo un’intensa e breve vita, il 17 luglio 1399, Edvige d’Angiò, Regina di Polonia, spirò a Cracovia a 25 anni: il 22 giugno aveva dato alla luce Elisabetta Bonifacia, che morì dopo pochi giorni. La salma della Regina venne sepolta con la neonata nel presbiterio della Cattedrale del Wawel, presso l’altare di Sant’Erasmo.

Dal giorno della sua sepoltura il corpo di Edvige è stato riesumato almeno tre volte: la prima nel XVII secolo, in occasione della costruzione del sarcofago di un Vescovo accanto alla tomba di Edvige. La seconda nel 1887, quando all’apertura del mausoleo fu ritrovato lo scheletro intero di Edvige insieme ad un mantello e un cappello. Jan Matejko realizzò in quell’occasione uno schizzo del teschio di Edvige, dal quale trasse poi il suo ritratto. La terza volta il 12 luglio 1949, quando la Regina venne posta in un sarcofago scolpito in marmo bianco nel 1902 da Antoni Madeyski. Santa Edvige è raffigurata insieme ad un cane, simbolo di fedeltà, adagiato ai suoi piedi. Il sarcofago è orientato in modo che i piedi della Santa puntino a ovest, diversamente da tutti gli altri sarcofagi della cattedrale. Vicino al mausoleo sono esposti due oggetti con i quali la Regina, che si era privata di tutti i gioielli per donare alla Polonia l’Università, era stata originariamente seppellita: un globo e uno scettro di legno molto modesti.

La venerazione, forte e amabile, per Santa Edvige è estesa in tutta la Polonia. L’8 agosto 1986 venne beatificata e l’8 giugno 1997, a Cracovia, Giovanni Paolo II, che pregò sulla sua tomba, la canonizzò. Sovrana amata e ammirata, umile e grande allo stesso tempo, prodiga di grazie e di miracoli lungo i secoli, Santa Edvige è patrona delle Regine e della Polonia.

Cristina Siccardi

 

Fonte: Europa Cristiana

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