Guglielmo Marconi

Una vita intensissima la sua, avventurosa, complessa, costellata di colpi di scena che venivano dalla sua mente geniale: scoperte ed invenzioni che hanno rivoluzionato il mondo, la comunicazione fra gli uomini di terra e di mare. Impossessandosi del segreto delle onde elettromagnetiche e del loro fluttuare nello spazio, Guglielmo Marconi ha mutato il corso degli eventi, non solo velocizzando le informazioni familiari e pubbliche, ma incidendo su decisioni e scelte di portata storica. Disse e lasciò scritto: «Le mie invenzioni sono per salvare l’umanità, non per distruggerla…». Si infranse il muro del silenzio che fino a lui aveva separato i continenti: dandogli voce ebbe inizio l’informazione globale e alle sue scoperte lo scienziato seppe dare valore industriale, commerciale e finanziario, non certo per mercificare la scienza, ma per porre la scienza stessa al servizio dell’umanità, generando contemporaneamente risorse necessarie per incrementare nuove ricerche e nuove scoperte.

Nulla è più stato come prima, la storia privata e collettiva, quella sociale e produttiva, economica e politica, formativa e culturale, dello spettacolo e del divertimento; ma la memoria del padre della radio, che molto onore ebbe in vita, con il trascorrere dei decenni è andata affievolendosi, soprattutto per ragioni politiche (Marconi si era schierato con il regime fascista), ma non solo: l’ostilità di alcuni ambienti culturali italiani risale all’autonomia scientifica dello stesso Marconi e probabilmente l’ intellighenzia delle accademie e delle università per questo fatto non lo ha mai perdonato, così come non gli ha perdonato di essere stato per circa trent’anni l’unico italiano premio Nobel nella fisica.

 

 

Origini e formazione

 

 

Guglielmo nasce da famiglia benestante a Bologna il 25 aprile 1874 a Palazzo Marescalchi. La sua infanzia trascorre fra Pontecchio (nella seicentesca Villa Griffone), Firenze e Livorno. La madre di Guglielmo è un irlandese di origine scozzese, mentre il padre rinunciò, per interessi familiari, alla cittadinanza italiana e prese quella inglese. La madre Annie Jameson nella stagione invernale è costretta, a causa della cagionevole salute, a trasferirsi nelle due città toscane con i figli, Alfonso e Guglielmo. La meta preferita è Livorno, dove vive una delle sorelle della madre, Elisabetta Prescott, moglie di un ufficiale inglese. Proprio la terra britannica è meta di lunghi soggiorni del piccolo Guglielmo.

La sua formazione scolastica fu alquanto frammentaria, discontinua e caratterizzata da ripetuti insuccessi e fallimenti. Fece i suoi primi studi a Firenze all’Istituto convitto Cavallero (anno scolastico 1885-1886). A questo periodo si riferisce un simpatico aneddoto. Un giorno il professor Cavallero chiamò presso la cattedra l’allievo Guglielmo Marconi: «Occorre pronunciare meglio l’italiano, mio caro ragazzo. Avanti, ripeti ad alta voce la poesia del Manzoni “S’ode a destra uno squillo di tromba”». Dopo qualche istante di esitazione Marconi articolò a stento queste parole: «A destra suona la tromba. A sinistra risponde una trompa». Una fragorosa risata scoppiò nell’aula e pieno di vergogna Guglielmo non volle più proseguire. L’anno successivo passò all’Istituto Nazionale di Livorno.

Era riservato, incline alla solitudine e aveva difficoltà nelle relazioni sociali

Il suo interesse maggiore  si concentrava nella costruzione di congegni e giocattoli scientifici come per esempio uno strumento in miniatura che distillava alcool, un girarrosto fabbricato con la macchina da cucire della cugina Daisy o un campanello elettrico con fili metallici e batteria. Iniziò a giocare con l’elettricità verso i 15 anni, ma i risultati in campo scolastico peggioravano invece di migliorare: dopo aver frequentato l’Istituto tecnico a Livorno non riuscì a superare né l’esame di ammissione all’Accademia navale, né a quello dell’Università di Bologna e nessuno comprese che in quel ragazzo geniale si nascondeva la scoperta più importante del XX secolo, quella che avrebbe permesso di comunicare da un capo all’altro dell’emisfero terrestre.

Nel 1995 sono stati trovati quaderni e fogli sparsi (ora conservati all’Accademia dei Lincei di Roma) annotati da Marconi quando aveva appena 17 anni; in essi sono contenuti oltre ad esercizi di algebra, anche le sue prime esperienze di elettricità. Suo vero maestro fu il professor Vincenzo Rosa di Livorno, questi gli diede le basi della matematica, della fisica e della elettrologia che saranno fondamentali per lo scienziato, il quale a 21 anni, senza corsi scolastici regolari, approderà all’invenzione della comunicazione senza fili. Le prime osservazioni sulle scariche atmosferiche, effettuate con un tubetto a limature, risalgono al 1892 proprio nel laboratorio del professor Rosa. L’idea di realizzare la telegrafia senza fili si concretizzò durante la vacanza estiva del 1894 sulle Alpi biellesi. Per ricordare quell’idea eccezionale e geniale il Santuario mariano di Oropa ha apposto, nel porticato, una targa commemorativa.

Fu in quell’occasione che Guglielmo Marconi lesse con attenzione su una rivista di elettrotecnica, la descrizione particolareggiata delle esperienze di Heinrich Hertz sulle onde elettromagnetiche.

Marconi si pose il problema di comunicare a distanza con le onde herziane, problema che nessun ricercatore al mondo era ancora riuscito a risolvere. Si rese conto che utilizzando gli strumenti descritti dallo stesso Hertz, ma anche da Righi, Branly e Lodge non avrebbe mai raggiunto il suo obiettivo; perciò elaborò il suo sistema di ricetrasmissione per mezzo delle radio-onde, risolvendo il problema delle radiocomunicazioni in quattro fasi distinte e nell’arco di diciotto mesi di prove ed esperimenti: dall’estate del 1894 all’inverno 1895. La prima fase consiste nell’elaborazione di uno strumento ricevente con le caratteristiche del tutto nuove ed inaspettate. Impiegò gli oscillatori di Hertz e di Righi come deboli sorgenti di onde elettromagnetiche per poter affinare la sensibilità del suo strumento ricevente. Nella seconda fase cercò di aumentare la portata di trasmissione raggiungendo il limite di circa due chilometri. Nella terza fase inventò una nuova sorgente di onde, l’oscillatore verticale asimmetrico meglio conosciuto come antenna marconiana in quarto d’onda. Lo scienziato scoprì che il potere radiante dipendeva dal quadrato dell’altezza del filo o dei fili conduttori impiegati, ossia la relazione tra lunghezza d’onda e portata in trasmissione. La quarta ed ultima fase fu il meticoloso affinamento del suo strumento ricevente. Insomma, Marconi inventò l’unica sorgente elettromagnetica che permettesse la trasmissione di segnali a distanza e la chiamò «trasmitting instrument», strumento trasmittente e non antenna che poteva essere confusa con altre antenne e di altro scopo. Lo scienziato chiamò il suo radioricevitore «receiving instrument», che non può essere confuso con i rudimentali rilevatori denominati coherers. Inoltre il suo sistema ricetrasmittente era l’unico che utilizzava il fenomeno della radiazione elettromagnetica di alta frequenza (le radioonde), che non può e non deve essere confuso con altri sistemi fino ad allora sviluppati.

Dirà Marconi a proposito di quegli studi: «Mi parve che se l’irradiazione avesse potuto essere aumentata, sviluppata e controllata sarebbe stato possibile lanciare segnali attraverso lo spazio, e a distanze considerevoli. La mia preoccupazione maggiore era che nessun altro avesse mai pensato di mettere in pratica un’idea tanto elementare, semplice e logica. Ragionando mi dicevo che dovevano esservi stati degli scienziati più maturi di me, che dovevano aver seguito la stessa linea di pensiero, e che dovevano essere giunti a conclusioni pressoché simili alle mie. Sin dal primo momento l’idea mi apparve così attuabile, che non potevo concepire come ad altri la teoria potesse apparire del tutto fantastica… L’idea mi ossessionava sempre di più e tra questi monti del Biellese la elaboravo nell’immaginazione. Non azzardai alcun esperimento finché non tornammo a Villa Griffone, in autunno, e allora mia madre mi mise a disposizione due ampie stanze sotto i tetti. Là cominciai seriamente gli esperimenti».

Perciò, di ritorno dalla vacanza in terra piemontese, Guglielmo Marconi si recò dal suo vicino, il professore di fisica Augusto Righi (docente all’Università di Bologna e di Palermo, nonché membro dell’Accademia dei Lincei e di altre associazioni nazionali) per parlargli della sua idea della telegrafia senza fili. Il suo motto era «cercare osando» e la conoscenza con lo scienziato gli permise di accedere al suo laboratorio personale e alla biblioteca dell’Istituto di fisica. Ma Righi espresse dubbi e perplessità in merito ai progetti marconiani, eppure Guglielmo non si arrese e fra l’autunno e l’inverno 1894-1895 si dedicò interamente allo studio e agli esperimenti nel laboratorio di Villa Griffone. Un gabinetto scientifico alquanto rudimentale: nella soffitta lo scienziato dispose alcuni apparecchi sui tavoli, tavoli che un tempo erano stati utilizzati dal nonno per l’allevamento dei bachi da seta. Si trattava di strumenti costruiti con le sue mani e con mezzi di fortuna oppure acquistati usati  o guasti e da lui stesso riparati. Dopo aver ripetuto di esperimenti di Hertz, impiegando come rivelatore di onde le due sferette terminali di un conduttore di rame piegato a cerchio, passò all’impiego del cosiddetto cohere e a tale strumento apportò la prima modifica che risulterà essere fondamentale per il successo dell’impresa. Fabbricò decine e decine di tubetti a polvere metallica: era riuscito a scoprire che di tutte le polveri (rame, ferro, stagno, piombo, argento, nichel…) la resa migliore era regolarmente offerta da una miscela contenente il 95 % di nichel  e il 5% di argento; i granelli di polvere metallica dovevano essere finissimi e il più possibile uguali. Dopo innumerevoli esperimenti montò un’antenna esterna.

La presa di terra e l’antenna furono i due dispositivi che permisero a Marconi di realizzare la prima trasmissione della lettera «S». Invenzione e scoperta si intersecano: inventò la prima antenna radio e scoprì una nuova realtà fisica che governava la propagazione a distanza delle onde elettromagnetiche generate dal suo oscillatore verticale in quarto d’onda. Era il settembre 1895 e il messaggio passò dalla soffitta alla collina dei Celestini di fronte alla villa (ad un chilometro di distanza). Il fratello, ricevuto il messaggio, sparò un colpo di fucile.

 

 

A Londra

 

 

Su testi scolastici e  molti trattati di fisica troviamo troppe volte errori di questo genere: «Marconi realizzò la prima trasmissione radiotelegrafica con un trasmettitore e con un rilevatore sostanzialmente simili a quelli usati da Hertz»; se realmente fosse stato così chiunque, fin dal 1895, sarebbe stato in grado di realizzare una vera e propria trasmissione radiotelegrafica; ma le cose andarono ben diversamente.  Eppure in Inghilterra qualcuno è ancora convinto che la radio l’abbia inventata Oliver Lodge, in Russia Popov, in America Tesla, in Francia Branly.

Ottenuti questi risultati Marconi presenta una richiesta di intervento per lo sviluppo della sua invenzione al Ministero delle Poste e Telegrafi, ma la risposta fu un netto rifiuto. Così, ascoltando il suggerimento della madre, lo scienziato bolognese presenta la sua invenzione in Gran Bretagna. Ricorderà lo scienziato: «Io offersi anzitutto la telegrafia senza fili all’Italia ma mi fu suggerito che forse, data la stretta connessione fra telegrafia senza fili e mare, sarebbe stato meglio per me recarmi in Inghilterra dove l’attività marinara era maggiore e del resto era questo logicamente il Paese migliore per fare tentativi di segnalazioni transatlantiche. Anche i parenti inglesi di mia madre mi furono di aiuto e portavo con me una lettera di presentazione a Sir William Preece. Badate bene, l’Italia non disse già che l’invenzione non valeva nulla, ma che il telegrafo senza fili in quei giorni pareva contenere delle promesse soprattutto da un punto di vista marinaro, e fu così che me ne andai a Londra».

Dopo aver preso accordi con il cugino Henry Jameson-Davis, Guglielmo e sua madre partono nel febbraio 1896. Guglielmo ha 22 anni. Il 5 marzo presenta la prima richiesta provvisoria di brevetto a Londra, il celebre brevetto 7777 e il 30 dello stesso mese realizza il primo esperimento ufficiale di fronte a William Preece (ingegnere capo al Ministero delle Poste) e ad una commissione di funzionari ed ingegneri. Il 2 giugno presenta una seconda domanda di brevetto e il 27 luglio compie una prima dimostrazione pubblica: si tratta di una trasmissione fra il Ministero delle Poste ed un edificio (la Saving Bank in Queen Victoria Street) a distanza di circa un chilometro, dove era collocato un apparecchio Morse stampante pronto a ricevere i messaggi trasmessi dalla base. L’esperimento si conclude con successo.

Guglielmo Marconi, che ricevette il brevetto n. 12.039 il 2 luglio 1897, non prese la cittadinanza inglese: volle restare italiano a tutti gli effetti e anche se l’Italia non lo aveva considerato, desiderava che la sua invenzione avesse il marchio della sua Patria. «Nell’avvicinarmi al tramonto della vita», affermerà Marconi, «il mio più grande rimpianto è quello di non aver concentrato maggiormente il mio lavoro in Italia, ma ciò è avvenuto per circostanze indipendenti dalla mia volontà. In ogni modo io ho offerto sempre all’Italia quanto di meglio ho potuto fare».

Nell’estate 1897 Marconi è invitato dalla Marina militare italiana a compiere i suoi esperimenti: la prima dimostrazione, compiuta il 6 luglio al Ministero della Marina di Roma, ottiene un risultato alquanto modesto, non così le trasmissioni che si effettueranno a La Spezia tra la terra ferma e la corazzata San Martino. Intanto a Londra si costituisce la società «The Wireless Telegraph and Signal Co. Ltd» con capitale sociale di 100 mila sterline in azioni da una sterlina, sotto la direzione dello stesso Marconi e del cugino Henry Davis.

Nel maggio 1898 chiese il brevetto per i primi circuiti sintonizzati che consentiranno più trasmissioni contemporanee senza interferenze e il 3 giugno inizia il primo servizio pubblico radiotelegrafico fra Boumemounth e l’isola di Wrigth a più di trenta chilometri di distanza: è il primo marconigramma a pagamento. La popolarità dei nuovi metodi di trasmissione acquisiscono una certa consistenza e in luglio, in occasione delle regate del Royal Yachting Club, Marconi, a bordo di un piroscafo, trasmette telegraficamente le fasi della corsa al Daily Express di Dublino: i risultati della gara arrivano prima che le stesse imbarcazioni facciano ritorno in porto. Avviene così la prima radiocronaca sportiva della storia.

I successi proseguirono nel lungo percorso della straordinaria invenzione, così il 27 marzo 1899 venne realizzato il primo collegamento radio attraverso la Manica fra due stazioni di fortuna, impiantate nei pressi di Dover e di Boulogne-sur-Mer: sono i primi telegrammi fra Inghilterra e Francia. Nel luglio successivo due navi da guerra della Marina britannica trasmisero messaggi fino a circa 140 chilometri di distanza, esperimento che nell’autunno si ripeté fra due navi della Marina americana. Mentre nel settembre 1899 Marconi, su invito del Dipartimento navale degli Stati Uniti si recò a New York per radiotelegrafare le regate della Coppa d’America.

 

 

La prima radiocomunicazione oltre oceano

 

 

Arriviamo al 1901 quando ebbero inizio le installazioni degli impianti a Poldhu, in Cornovaglia e a Cape Cod, negli Stati Uniti, ora Marconi, che ha 27 anni, si è prefisso di trasmettere segnali attraverso l’Atlantico. È il 12 dicembre: dalla stazione di Poldhu viene lanciata una successione ritmica dei tre punti corrispondenti alla lettera «S» dell’alfabeto Morse alla stazione ricevente installata a St.John’s di Terranova, in Canada. Ma quell’approdo così importante procura il divieto della Anglo-American Telegraph Company di continuare le trasmissioni poiché detentrice del monopolio di tutte le comunicazioni della colonia di Terranova. Marconi, nei giorni successivi alla sua straordinaria trasmissione transatlantica, inizialmente non creduta da Edison (ma poi dovette ricredersi), diventa oggetto di un forte attacco da parte dell’opinione pubblica che lo accusa di furto di invenzioni, come accadde in alcuni articoli pubblicati sul Times.

Marconi riuscì a smontare tutte le critiche fatte alla trasmissione del 12 dicembre grazie al viaggio di ritorno in Inghilterra con il Philadelphia: sul transatlantico l’antenna venne collegata all’apparecchio ricevente e nel ricevitore l’arrivo dei segnali era captato da un coherer convenzionale a polvere di metallo che metteva in azione un ricevitore Morse in modo da ottenre una registrazione permanente su nastro. Durante il viaggio i messaggi furono regolarmente ricevuti in presenza del comandante e del primo ufficiale, i quali firmarono il nastro. La lettera «S» fu tracciata ad una distanza di più di 2000 miglia: era la prova che Marconi era in grado di trasmettere segnali a migliaia di miglia seguendo la curvatura del globo terrestre.

Dalla straordinaria trasmissione del 1901 sono nate radio, televisione, radar, telematica, Internet e tutto l’universo dell’informatica. Il successo di Guglielmo Marconi si deve dunque all’obiettivo di inviare le onde ovunque, anche al di là degli ostacoli,  poi di intuire e comprendere che il nuovo sistema di telecomunicazione avesse le caratteristiche per diventare mondiale sostituendo in modo graduale gli altri, infine che occorrevano capitali e industria per realizzare quell’idea.

Nel luglio del 1902 Marconi effettuò un viaggio dall’Inghilterra a Kronsdadt, in Russia, realizzando le prime prove di ricezione con il detector magnetico, proprio in questa circostanza re Vittorio Emanuele III presentò lo scienziato allo zar Nicola II  che si complimentò con lui per le scoperte epocali, ma le congratulazioni arrivarono anche dallo scienziato russo Alexander Stepanovic Popov che lo definì «padre della radio». L’incrociatore italiano Carlo Alberto, mentre stazionava a Kronsdadt, fu avvicinato da una barca a vapore della Marina Imperiale Russa. Salì a bordo della Carlo Alberto il professor Popov: «Vengo  a presentare i miei omaggi al signor Marconi, al padre della telegrafia senza fili».

Prove ed esperimenti proseguirono a catena fino a costituire il 18 gennaio 1903 la prima stazione a grande potenza degli Stati Uniti a Cape Cod. L’evento fu davvero storico: si trasmise il primo messaggio radio fra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, diretto dal presidente Theodore Roosevelt a re Edoardo VII.

Il 3 maggio 1903 Marconi andò a Roma per ricevere la cittadinanza romana e per l’occasione lo scienziato tenne una conferenza in Campidoglio alla presenza di Vittorio Emanuele III e della regina Elena, che gli offrirono in onore un pranzo al Quirinale.

Il 16 marzo di due anni dopo si sposa con Beatrice O’Brien nella chiesa di Saint George a Londra: i due giovani si erano conosciuti durante la permanenza dello scienziato a Poole, dove si era trasferita definitivamente sua madre, rimasta vedova di Giuseppe Marconi nel marzo del 1904. Beatrice, di origine irlandese, rifiutò la prima proposta di matrimonio per poi accettarla quando Guglielmo la rinnovò nel castello dei Van Raalte a Brownsea, un’isola presso Poole. La stampa internazionale si interessò moltissimo all’evento e il Vanity Fair pubblicò una simpatica caricatura dell’inventore.

Nel 1906 Giovanni Campagnoli, ambasciatore italiano negli Stati Uniti, nonché amico suo, acquistò un vasto terreno nel Long Island, iniziando a costruire un villaggio nella classica struttura architettonica del New England, ebbe così origine il villaggio di Marconville abitato da una comunità di italiani, molti dei quali bolognesi.

Il 25 gennaio 1909 un piroscafo per passeggeri, il Republic  della White Star Line, fu investito a causa della nebbia, affondando nel giro di poche ore: 2.000 persone si salvarono grazie al telegrafo Marconi. Il fatto suscitò enorme emozione e sorpresa: tutti nel mondo si resero conto dell’importanza benefica di quella straordinaria invenzione. Con la tragedia del Titanic del 15 aprile 1912, la radiotelegrafia e le sue implicazioni divennero di dominio pubblico. In quei giorni Marconi si trovava a New York e perciò, al momento dell’ecatombe, s’imbarcò sul Carpathia, la nave che soccorse i superstiti.

 

 

Il Nobel e il sogno di un panfilo

 

 

Il premio nobel per la fisica a Guglielmo Marconi, che aveva già ricevuto la laurea honoris causa in Ingegneria all’Università di Bologna ed era diventato dottore in Scienze all’Università di Oxford,  arrivò nel dicembre del 1909 e venne assegnato congiuntamente al professor Karl Ferdinand Braun della Telefunken Company, la più forte rivale commerciale della Marconi & Company. Lo scienziato italiano era ormai entrato a far parte dell’olimpo dei geni.

Il 13 novembre 1910 si inaugurarono le comunicazioni dirette fra le stazioni di Coltano, presso Pisa, e Massaua in Etiopia, mentre un anno dopo, il 1° novembre, si stabilì il primo collegamento radio fra l’Italia e Mogadiscio.

Nel settembre 1912, in occasione di una visita dello scienziato e della moglie alla stazione di Coltano, lo scienziato viene ospitato da Vittorio Emanuele III e dalla regina Elena nella tenuta di San Rossore, ma il 25, durante il viaggio di ritorno, i coniugi rimangono vittime di un incidente automobilistico nei pressi di Genova, dove erano sorte, a partire dal 1906, le Officine Marconi ed una stazione per le comunicazioni marittime. L’incidente determinò gravi complicazioni: ricoverato all’ospedale di La Spezia, l’inventore subì un delicato intervento chirurgico, durante il quale gli venne asportato l’occhio destro.

Due anni dopo, il 30 dicembre, viene nominato senatore del regno d’Italia e nel 1915 decide di arruolarsi volontario nell’Esercito con il grado di tenente di complemento del Genio dirigibilisti, per poi diventare ufficiale di vascello di complemento nel 1916 con l’incarico di ispezionare le stazioni radiotelegrafiche mobili in uso al fronte.

Il 10 aprile 1916 nasce a Londra la terza figlia di Marconi, Gioia, sorella di Degna e di Giulio.

Lavorò anche con una squadra di tecnici militari italiani fra i quali Luigi Solari, allo studio delle possibili applicazioni della radiotelegrafia sugli aeroplani militari. La prima apparecchiatura Marconi venne montata su un biplano militare a due posti nel settembre del 1915. Lo scienziato durante la Grande guerra ricoprì dunque incarichi di tipo tecnico, ma svolse anche delicati incarichi politici e finanziari per conto del governo e sempre in stretto contatto con Francesco Saverio Nitti. Con la fine del conflitto proseguirono per Marconi gli impegni di carattere politico-diplomatico. Nel 1919, mentre erano in corso le trattative per l’acquisto del panfilo Elettra, si recò con Nitti, allora presidente del Consiglio italiano, per tentare, peraltro senza successo, di ottenere un prestito per l’Italia. Poi il governo lo nominò delegato plenipotenziario alla Conferenza di Pace di Parigi dove partecipò il presidente americano Wilson.

Ma torniamo all’Elettra. L’inventore acquistò dall’Ammiragliato britannico il panfilo Rowansk, appartenuto all’arciduchessa Maria Teresa d’Austria, di circa 730 tonnellate e 12 nodi di velocità. Lo rinominò Elettra; avrebbe preferito battezzarlo Scintilla, ma temette che gli inglesi lo pronunciassero sbagliato, e cioè «Sintilla». Trasformò quel panfilo in un laboratorio radiotelegrafico sperimentale, ma divenne anche la sua dimora prediletta. Il comando dell’imbarcazione, modificata secondo le esigenze dello scienziato tra il gennaio ed il febbraio del 1920, venne affidato al capitano Raffaele Lauro, ufficiale di Marina, mentre l’equipaggio era formato da una trentina di addetti. Per quasi vent’anni Elettra divenne la fucina degli studi che condurranno all’utilizzo delle onde corte prima e cortissime dopo, consentendo un progresso incredibile nelle comunicazioni.

Due i vantaggi che il panfilo gli offrì: era finalmente appagata la sua immensa passione per il mare , inoltre poteva avere a disposizione un laboratorio mobile per continuare i suoi esperimenti in qualsiasi momento e soprattutto in qualsiasi punto della terra. Durante i lavori di ristrutturazione e di allestimento dell’imbarcazione, Marconi venne raggiunto con un radiotelegramma da una tragica notizia: la morte della cara mamma.

Rivoluzionario fu il passaggio alle onde corte, ovvero le onde comprese tra i 15 e i 100 metri di lunghezza. Così, in Inghilterra, coadiuvato dall’ingegnere Charles Samuel Franklin, al quale si deve l’invenzione dell’antenna direzionale, Marconi intensificò gli esperimenti di trasmissione mediante onde dell’ordine di 15 metri: il ritorno alle onde corte significava riprogettare le apparecchiature trasmittenti e riceventi poiché con le onde corte e ancor più cortissime occorreva una potenza decisamente inferiore per la trasmissione ed un’antenna dalle dimensioni ridotte. Il mutamento radicale viene così commentato dallo scienziato:

«Io mi sono ingannato e con me tutti gli altri che mi hanno seguito. Io sarò tuttavia il primo a ritornar sui miei passi abbandonando le onde lunghe per le onde corte, sulle quali si fonderà l’avvenire  delle radiocomunicazioni».

Con la deludente esperienza della Conferenza di Parigi del 1919 Guglielmo Marconi decide di abbandonare il ruolo politico e si dedica completamente alla sua Elettra.

Il 15  giugno 1920 Marconi ottenne un altro grande successo: da Chelmsford, in Inghilterra, per la prima volta riuscì a realizzare la trasmissione radiofonica della voce con il concerto della cantante Dame Nellie Melba. Da un punto di vista professionale Marconi stava raccogliendo ampi frutti, ma la dimensione privata-affettiva si andava incrinando fino a quando, dopo la crociera di inaugurazione dell’Elettra, si separò dalla moglie Beatrice, la quale nel 1923 chiese il divorzio e per ottenerlo in breve tempo e con toni discreti, per non fare troppo clamore, si recarono a Fiume, dove ottennero la cittadinanza. La domanda di divorzio venne accettata dal Tribunale di Fiume nel febbraio 1924 e poi confermata dalla Corte d’Appello italiana.

Nel giugno del 1926 Marconi, ottenuto l’annullamento dal Tribunale della Sacra Rota per vizio di consenso, si risposa con Donna Cristina dei conti Bezzi Scali, una giovane della nobiltà romana che introdusse il consorte nell’aristocrazia della capitale. Con la nuova sposa, Marconi, dopo un breve periodo trascorso fra l’Italia e l’Inghilterra,  intraprende svolge un lungo giro di visite e di cerimonie negli Stati Uniti.

Intanto i progressi scientifici proseguivano senza sosta: in quell’anno realizzò la prima trasmissione regolare della voce umana fra Poldhu e Sydney in Australia, in seguito a bordo dell’ Elettra, nel porto di Beyrut, Marconi osservò che i segnali radio trasmessi  da Poldhu riuscivano a coprire la distanza di 2.400 chilometri sia di notte che di giorno. Dopo numerose prove lo scienziato comprese che sulla lunghezza d’onda di 32 metri otteneva importanti risultati: si trattava dell’effetto di riflessione della ionosfera, cioè di quella zona dell’alta atmosfera terrestre le cui particelle si comportano come un vero e proprio specchio nei confronti delle onde hertziane di opportuna lunghezza.

La Marconi & Company il 28 luglio 1924 firmò un fondamentale contratto: la società assunse l’impegno con il governo inglese di collegare l’Inghilterra con Australia, Canada, Sud Africa e India, con la garanzia di stabilire un servizio regolare con una velocità di trasmissione di almeno 100 parole al minuto, di giorno e di notte. Tutte le stazioni offrivano prestazioni superiori a quelle previste dal contratto. L’inaugurazione ufficiale del servizio radiotelegrafico a fascio fra l’Inghilterra e l’Australia avvenne il 7 aprile 1927, costituendo la più lunga comunicazione telegrafica diretta del mondo.

Grande trionfo mondiale delle onde corte si realizzò con la tragedia della spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord con il dirigibile Italia: durante i preparativi Guglielmo Marconi suggerì di portare a bordo del dirigibile e della nave appoggio Città di Milano, un piccolo trasmettitore ad onde corte. In tal modo, quando alle ore 11 del 25 maggio 1928 l’Italia, sorvolato il Polo, andò a sbattere contro la banchina di ghiaccio, fu possibile sentire la voce dei superstiti della tenda rossa.

Con il secondo matrimonio la vita di Marconi prese una piega decisamente più mondana, uno stile di vita  che era originato dalla giovane moglie, tanto diversa per carattere, educazione e mentalità dalla prima.

Venne colpito da un attacco di cuore nell’appartamento dell’Hotel Savoy in Inghilterra: gli fu diagnosticata un’angina pectoris che lo costrinse a trascorrere alcune settimane in una casa di cura.

 

 

Pio XI e la radio

 

 

Nel 1930 Marconi riceve la nomina a presidente della regia Accademia d’Italia, ma è anche l’anno dell’esperimento della trasmissione che ebbe maggior risonanza sulla stampa mondiale e sull’opinione pubblica: lo scienziato stabilì il collegamento fra le apparecchiature dell’Elettra, ancorata nel porto di Genova ed una stazione ad onde corte installata a Sydney in Australia, a quasi 20.000 chilometri di distanza. Il 25 marzo, alle 8 del mattino (ora italiana), venne diffuso alla folla presente all’inaugurazione dell’Esposizione mondiale della Radio di Sydney un discorso di saluto agli australiani, un messaggio trasmesso via radio dallo stesso Marconi. Tre ore più tardi, il presidente dell’Esposizione pronunciò il discorso di risposta in una grande sala al lume di candela: circa duemila lampadine elettriche si accesero quando Marconi premette un tasto dalla cabina radio dell’Elettra ed il radiosegnale agì su di un relè che fece accendere tutte le luci dell’Esposizione inaugurata nella capitale australiana sotto un’esplosione di applausi. Il 20 luglio Marconi diventa padre di Maria Elettra Elena Anna che viene battezzata dal cardinal Pacelli, futuro Pio XII e amico personale di Marconi. Maria era il primo nome della madre, Elettra ricordava il panfilo-laboratorio, Elena in onore della regina Elena, madrina della piccola, e Anna in ricordo delle due nonne. Il 1930  fu anche l’anno nel quale il cardinale Pacelli, segretario di Stato di Pio XI, incaricò lo scienziato di costruire una potente stazione radio ad onde corte nella Città del Vaticano: la Chiesa, dunque, si rendeva indipendente dallo Stato italiano per le telecomunicazioni.

Marconi, che si occupò personalmente dell’installazione dell’impianto radiofonico per il Vaticano, fu invitato a prendere parte alla cerimonia inaugurale, ottenendo l’onore di presentare il Sommo Pontefice al microfono. Per la prima volta il Papa utilizzava un mezzo alternativo, e decisamente più diretto e divulgativo, dell’enciclica. Era il tardo pomeriggio del 12 febbraio 1931 quando Guglielmo Marconi pronunciò queste parole: «Ho l’altissimo onore di annunciare che fra pochi istanti il Sommo Pontefice Pio XI inaugurerà la stazione radio della Città del Vaticano. Le onde elettriche porteranno, attraverso gli spazi, la sua parola di pace e benedizione. Per circa venti secoli il Pontefice romano ha fatto sentire la parola del suo divino magistero nel mondo, ma è questa la prima volta che la sua viva voce può essere percepita simultaneamente su tutta la superficie della terra. Con l’aiuto di Dio, che tante misteriose forze della natura mette a disposizione dell’umanità, ho potuto preparare questo strumento che procurerà ai fedeli di tutto il mondo la consolazione di udire la voce del Santo Padre».

Due anni dopo l’inaugurazione della stazione radio del Vaticano, Marconi installa un collegamento radio a micro-onde fra la Città del Vaticano e la residenza estiva del Papa, a Castelgandolfo.

Nel 1934  lo scienziato italiano diventa presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e, tra la fine dell’estate 1933 e gli inizi del 1934, compie il suo viaggio più ardito e ambizioso: il giro del mondo; chilometri e chilometri percorsi che si tradussero in un vero e proprio trionfo di ricevimenti e manifestazioni di tripudio alla sua persona. I coniugi Marconi, fra le decine e decine di tappe, soggiornarono a New York, presenziarono al Marconi Day dell’Esposizione di Chicago, attraversarono gli Stati Uniti fino a San Francisco, alloggiando nelle dimore più disparate: dalla Casa Bianca alla fattoria di mandriani a Pickfair alla villa di Mary Pickford ad Hollywood. Poi attraversarono l’oceano Pacifico e raggiunsero il Giappone dove incontrarono l’Imperatore, e dopo aver  approdato in Cina, in  India e Cylon tornarono in Italia.

Rientrato in patria Marconi si dedicò agli esperimenti delle micro-onde aprendo la strada non soltanto ai radiotelefoni, ma alle comunicazioni spaziali ad immensa distanza e alla radionavigazione cieca (navi immerse nella nebbia) per mezzo dei radio-fari. La persona con la quale collaborò maggiormente in questo periodo fu l’ingegnere belga Gaston Antoine Mathie, costruttore del primo radio-faro, cioè un’emittente radio in grado di inviare nello spazio circostante segnali radio-elettrici su determinate lunghezze d’onda in modo costante, come i fasci luminosi di un faro ottico.

Il 17 dicembre 1935, di ritorno da Parigi sul treno Roma-Exspress, lo scienziato ha un malore. Morirà alle 3,45 della notte del 20 luglio  1937. La radio diffuse in tutto il mondo la notizia della morte del padre  di tutte le radio. Proprio la radiotelegrafia  diede per prima l’annuncio della morte del suo inventore. Le stazioni di radiodiffusione e le radiotrasmittenti commerciali di tutto il mondo interruppero contemporaneamente il servizio: negli Stati Uniti per un minuto, nell’Impero britannico per due minuti, in Italia per cinque minuti. Dal bollettino radiotelegrafico della Radio Nazionale gli uomini in nave, che gratitudine provavano per chi aveva contribuito a dare maggiore sicurezza alle loro esistenze in mare, appresero con sconcerto la notizia della morte di Marconi, colui che aveva reso facili le relazioni fra i popoli, abolendo le distanze, rendendo possibili i salvataggi marittimi ed aerei.

Le spoglie dello scienziato, con la divisa di Presidente dell’Accademia d’Italia, furono trasportate nel salone d’onore della Farnesina, dove centinaia di migliaia di persone resero omaggio al feretro. Il funerale si celebrò a Roma in forma solenne il 22 luglio alle ore 18 con migliaia e migliaia di persone presenti, così come avverrà a Bologna il 23 luglio. Il corteo funebre partì dalla Farnesina e raggiunse la chiesa di Santa Maria degli Angeli in piazza Esedra, nei pressi della stazione Termini; poi il feretro fu trasportato alla Certosa di Bologna.

Dal 1941 le spoglie riposano nel Mausoleo (opera dell’architetto Marcello Piacentini) della storica Villa Griffone a Pontecchio Marconi. Qui ha sede la Fondazione Guglielmo Marconi, l’ente costituito con Reale decreto n. 354 l’11 aprile 1938, con «lo scopo di promuovere ed incoraggiare gli studi e le ricerche relative alla radioelettricità» e mantenere vivo il ricordo storico  e scientifico dello scienziato bolognese. Un Regio decreto modificò la denominazione di Sasso e Pontecchio Bolognese in Sasso Marconi e Pontecchio Marconi per rendere memoria che «in questa terra ebbero luogo i primi esperimenti della prodigiosa invenzione che donò immensi benefici all’umanità intera, e rese immortale il nome di Guglielmo Marconi».

Interessantissimo, all’interno di Villa Griffone, è il Museo interattivo, che ha inglobato la famosa stanza dei bachi dove Marconi fece gli iniziali esperimenti. In un suggestivo percorso costituito da apparecchiature storiche, ipertesti, filmati interattivi, il visitatore ha la possibilità di ripercorrere i diversi passaggi degli studi scientifici marconiani. Il museo ospita anche una serie di accurate ricostruzioni di apparati scientifici funzionanti (Collezioni Bigazzi), collocate in isole espositive dedicate ad alcune tappe fondamentali della storia dell’elettricità, della radio, delle applicazioni marittime…

Scriveva il Times il 23 luglio 1937: «Quando gli storici futuri passeranno in rassegna il XX secolo, vedranno in Guglielmo Marconi l’uomo più significativo della nostra epoca, l’uomo da cui la nostra era prende il nome».

 Cristina Siccardi

Fonte: Dimensioni nuove

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