La festa cristiana di Ognissanti e quella pagana di Halloween

(di Cristina Siccardi) Chi sono i Santi se non coloro che hanno vissuto in pienezza, ognuno con la propria impronta, con le proprie caratteristiche e la propria personalità, il Vangelo?

Il grande scrittore cattolico Ernest Hello lascia scritto nel suo libro Fisionomie di Santi: «Il mondo soprannaturale, come il mondo naturale, contiene l’unità nella varietà e proprio questo è il senso della parola Universo. Gli Eletti [i Santi] variano tra loro per intelligenza, attitudine, vocazione. Hanno doni diversi e grazie diverse. Eppure, una invisibile somiglianza sta al fondo della grandissima diversità. Portano tutti il medesimo segno: il segno dello stesso Dio. Le loro vite, tutte prodigiosamente differenti tra loro, contengono in diversissime lingue lo stesso insegnamento. Nella loro varietà non sono mai contraddittorie. Sono legate tutte alla Storia, mischiate alle sue innumerevoli complicazioni; eppure, la purezza dell’insegnamento che ci portano è assolutamente intatta» (Fògola, Torino 1977, p. 5).

Non c’è santità, dunque, quando c’è contraddizione d’insegnamento.

La Festa di Ognissanti ci ricorda che è ora di dare spazio ai Santi nei nostri giorni pieni di errori, di menzogne, di inganni che giungono dalle filosofie e dalle teologie rivoluzionarie, così come dalle ideologie che provengono da quel motto che ha scristianizzato l’Europa: liberté, égalité, fraternité.

I Santi sono coloro che hanno compiuto la volontà di Dio vivendo il Vangelo “assolutamente intatto”, senza interpretarlo a proprio uso e consumo; vivendo in pienezza tutte le virtù, quelle teologali e quelle cardinali, nella tensione verso la perfezione, seguendo l’invito di Gesù Cristo: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48). I Santi sono nel mondo, ma non appartengono al mondo.

Per quanti siano i Santi, uno solo è il Vangelo, una la Via, una la Verità, una la Vita, quelle di Cristo, Figlio di Dio e di nessun altro annunciatore o profeta di religioni variamente sparse sulla terra. Dice ancora Hello, che visse nella Francia del XIX secolo, di aver scelto di parlare di Santi, dunque di cose immortali e rasserenanti, proprio in un tempo in cui «il mondo sta facendo tanto fracasso» (ivi, p. 6).

Come dovremmo allora noi definirlo questo nostro mondo guastato, stordito e confuso fin nel midollo? «Le montagne del mondo possono crollare le une sulle altre, ma se c’è la festa di una pastorella, santa Germana per esempio, [la Chiesa] celebrerà la pastorella con la calma immutabile che le viene dall’Eternità. Quale che sia il frastuono dei popoli e dei re intorno a lei, non dimenticherà neppure uno dei suoi poveri, dei suoi mendicanti, dei suoi martiri. Non teme la forza dei secoli, né la violenza del tuono. Mentre il tuono rumoreggia, essa risale il corso dei secoli per celebrare l’immortale gloria di una fanciulla sconosciuta durante la sua vita, morta da più di mille anni. Inutilmente il mondo crolla. La Chiesa conta i suoi giorni con le sue feste. Non dimenticherà mai uno dei suoi vecchi, né uno dei suoi fanciulli, non una delle sue vergini, non uno dei suoi solitari. Voi la maledite. Lei canta. Nulla potrà intimorire, nulla potrà addormentare la sua invincibile memoria» (ivi, pp. 6-7).

Ernest Hello appartiene a quella schiera di scrittori cattolici che nell’Ottocento reagirono contro la devastazione della Fede operata dalla filosofia illuminista del secolo precedente e proseguita poi nel nome della scienza. I suoi testi non hanno tempo, come tutto ciò che rientra nell’autentica Fede: non passa di moda perché legato all’Eterno. La memoria della Chiesa, Sposa di Cristo, è la Tradizione che viene trasmessa di generazione in generazione, rimanendo incontaminata nella sua dottrina, nonostante abbagli, peccati, eresie.

La festa di Ognissanti celebra la gloria del Paradiso e l’onore di tutti i Santi, compresi coloro che non sono stati canonizzati: sconosciuti in terra ai più, ma non al Corpo Mistico di Cristo. Gli anniversari dei martiri iniziarono ad esser celebrati nel IV secolo.

Le prime tracce di una celebrazione generale sono attestate ad Antiochia e fanno riferimento alla domenica successiva alla Pentecoste. Questa usanza viene citata anche nella 74ª omelia di san Giovanni Crisostomo del 407. La ricorrenza della Chiesa occidentale si pensa derivi dalla festa romana della Dedicatio Sanctae Mariae ad Martyres, ossia quando ci fu la trasformazione a Roma del Pantheon in chiesa dedicata alla Vergine e a tutti i martiri, avvenuta il 13 maggio 609 o 610 per volere di papa Bonifacio IV.

In seguito papa Gregorio III, fra il 731-741, scelse il 1º novembre come data dell’anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie «dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo».

Il 1º novembre venne decretato festa di precetto da parte del re franco Luigi il Pio nell’835, norma che fu emessa su richiesta di papa Gregorio IV con il consenso di tutti i vescovi. La festività si dotò di ottava solenne (i festeggiamenti proseguivano fino a 8 giorni dopo), ancora presente durante il pontificato di papa Sisto IV, quando, bandendo la crociata per la liberazione di Otranto nel settembre 1480, il Pontefice implorò la benedizione dell’Altissimo sulle schiere cristiane.

L’antropologo James Frazer, osservando che, prima di diventare festa di precetto, tale solennità era presente in Inghilterra proprio nel giorno del 1º novembre, ipotizzò che tale data fosse stata scelta dalla Chiesa per creare “una continuità cristiana” con i riti pagani precedenti. Più propriamente e più realisticamente occorre precisare che la Chiesa d’Inghilterra decise di sostituire la festa Samhain, l’antica festa celtica del capodanno, con Ognissanti.

Secondo le credenze celtiche, durante la festa del Samhain che chiudeva l’estate e apriva l’inverno con il nuovo anno, i morti potevano ritornare nei luoghi che frequentavano da vivi per impossessarsi dei corpi dei viventi. La Chiesa, per rispondere a tale paganità, ha introdotto anche la celebrazione della festa dei defunti il giorno dopo Ognissanti, il 2 novembre. Con l’avvento del Protestantesimo le antiche feste celtiche trovarono nuovo slancio, infatti Halloween, che ora possiede in Europa, oltre che in America, terreno fertile, viene collegata proprio alla festa pagana di origine gaelica di Samhain, che prese inizio nel VI secolo a.C. La festa di Halloween deriva infatti da Samhain, una tesi sostenuta sia da Frazer che da Rhŷs.

Nell’840, sotto il Pontificato di Gregorio IV, la Chiesa cattolica istituì ufficialmente la festa di Ognissanti il 1º novembre, sovrapponendo così la nuova festività cristiana a quella pagana. Dopo che il Protestantesimo interruppe la tradizione di Ognissanti, non avendo nessun tipo di devozione martirologica e agiografica, in ambito anglosassone si recuperarono le celebrazioni di Halloween. Negli Stati Uniti, a partire dalla metà dell’Ottocento, l’uso si diffuse ampiamente, per poi attecchire sempre più su vasta scala nella cultura europea secolarizzata, creando un vasto mercato di consumo (prodotti, cinematografia, fumetti, costumi, gadget…).

La parola Halloween rappresenta una variante scozzese del nome completo All Hallows’ Eve, che tradotto significa «Notte di tutti gli spiriti sacri», vigilia di Ognissanti (in inglese arcaico All Hallows’ Day, moderno All Saints’ Day).

L’origine andrebbe ricercata nel racconto del personaggio di Jack O’ Lantern, che fu condannato dal diavolo a vagare per il mondo, di notte, alla sola luce della rapa o zucca (usanza statunitense, in seguito ripresa anche in Europa) scavata e contenente una candela. Caratteristica della festa, dove i protagonisti sono anche i bambini («dolcetto o scherzetto?»), è la simbologia legata alla morte e all’occulto, al demoniaco e agli spiriti maligni, all’horror e al macabro. I seguaci di Wicca (da witchcraft, Stregoneria), un movimento neopagano che venera le forze della natura utilizzando antichi rituali magici dei Druidi (sacerdoti Celti), vedono in questa “festa” un loro momento topico, così come i satanisti in genere.

Nella notte di Samhaim i contadini spegnevano il focolare per allontanare gli spiriti dei morti alla ricerca di un corpo in cui abitare e contemporaneamente i Druidi offrivano sacrifici per spaventare questi spiriti. Durante queste cerimonie veniva acceso un fuoco, portato la mattina seguente alle famiglie affinché tutti potessero accendere il fuoco nuovo in cambio di qualche offerta da offrire agli dei.  Chi si rifiutava di fare l’offerta veniva maledetto: «offerta o maledizione», da qui l’espressione «dolcetto o scherzetto?». Il fuoco nuovo veniva trasportato e fatto ardere all’interno di lanterne costituite da rape. Anche il travestimento della notte fra il 31 ottobre e il 1° novembre è legato all’abitudine dei Celti di coprirsi con pelli di animali per spaventare gli spiriti.

È chiaro che Halloween riporta la società in pieno paganesimo ed esso rappresenta il capodanno degli stregoni, tempo propizio per i loro sabba e per celebrare le messe nere: questa festa è vista di buon occhio da tutti coloro che operano negli ambiti dell’esoterismo, dell’occultismo, del satanismo e sono molto soddisfatti nel vedere che anche i bambini rischiano di cadere ingenuamente nelle tentazioni della notte luciferina. A detta degli esorcisti, permettere ai bambini di partecipare a tale ricorrenza, comporta potenziali rischi legati all’influenza corruttrice del diavolo sulle anime degli innocenti.

La contrapposizione di Halloween a Ognissanti è drammatica oltre che palese. Ricordiamoci di contrastare questo macabro rituale accendendo un cero benedetto al posto della zucca illuminata. Ovunque noi siamo dobbiamo batterci, se amiamo i nostri figli e i nostri nipoti, per contrastare questa pagana tradizione: anche sotto le apparenze goliardiche e consumistiche, essa nasconde in realtà un pensiero perverso e diabolico.

Leggiamo e raccontiamo, invece, le vite dei santi o episodi particolari delle loro esistenze, ognuno potrà trovare ciò che desidera e ciò di cui ha necessità, non c’è che l’imbarazzo della scelta… Lasciamo al diavolo ciò che gli appartiene, compresa la dissacrante festa di Halloween. Noi, figli di Dio, pregheremo i nostri protettori in cielo, concentrandoci sulle meraviglie di chi ha fatto della propria vita un capolavoro evangelico conformandosi a Cristo e sperimentando la beatitudine già su questa terra. Buona Santa Festa!

Cristina Siccardi

Fonte: Corrispondenza Romana

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