La Sacra Corona di Santo Stefano nella Costituzione ungherese

C’è qualcuno, nell’Europa dominata dall’establishment anticristiano, che non vuole né tradire, né rinunciare al proprio patrimonio cristiano e, sebbene nella Costituzione dell’Unione europea non ci sia alcun riferimento alle sue radici cultural-religiose, esistono Paesi, come l’Ungheria di Viktor Orban – colui che viene mediaticamente linciato perché assertore dei muri contro l’invasione dei clandestini – che orgogliosamente non vogliono perdere la propria identità. La scorsa settimana, su «Europa Cristiana», nella rubrica In conspéctu divinæ maiestátis tuæ (qui) si è parlato di Santo Stefano d’Ungheria, il «Re apostolico» fondatore dello Stato e della Chiesa magiare. Ebbene, nella Costituzione d’Ungheria vigente, Dio e Santo Stefano compaiono fin da subito nel documento fondante lo Stato dell’Europa centrale.

Il lunedì di Pasqua, il 25 aprile, del 2011 la Gazzetta ufficiale ungherese, «Magyar Közlöny», ha pubblicato il testo della nuova «Legge fondamentale dell’Ungheria» (Magyarország Alaptörvénye), firmata quel giorno dal Presidente della Repubblica Pál Schmitt e approvata dal Parlamento di Budapest il 19 aprile di quell’anno. La nuova Costituzione ungherese entrò in vigore il 1° gennaio 2012. Chiaramente è una Costituzione che allarga il cuore di tutti coloro che si scontrano con l’Europa tecnocratica, sinarchica, glaciale e cinica e vogliono appartenere all’autentica Europa degli Stati sovrani, ribadendo la propria appartenenza cristiana. Contemporaneamente questo testo fondativo è “pietra di scandalo” per tutti coloro che sostengono la linea incarnata da Merkel e Macron.

Fin dal preambolo l’Ungheria si pone sotto l’occhio di Dio e si dichiara pronta a difendere i propri valori. Così leggiamo:

La Legge fondamentale dell’Ungheria (25 aprile 2011)

Dio, benedici l’Ungherese!

Professione nazionale

NOI, MEMBRI DELLA NAZIONE UNGHERESE, all’inizio del nuovo millenio, con senso di responsabilità per tutti gli Ungheresi, enunciamo quanto segue:

Siamo orgogliosi che il nostro re Santo Stefano mille anni fa abbia dotato lo Stato ungherese di stabili fondamenta ed abbia inserito la nostra Patria nell’Europa cristiana.

Siamo orgogliosi dei nostri antenati che combatterono per la conservazione, per la libertà e per l’indipendenza del nostro Paese.

Siamo orgogliosi delle eccellenti opere intellettuali degli Ungheresi.

Siamo orgogliosi che, nel corso dei secoli, il nostro popolo abbia difeso l’Europa combattendo e, con il suo talento e la sua diligenza, abbia contribuito alla crescita del suo patrimonio comune.

Riconosciamo il ruolo del cristianesimo nella preservazione della nazione. Rispettiamo le diverse tradizioni religiose del nostro Paese.

Promettiamo di mantenere l’unità intellettuale e spirituale della nostra nazione lacerata dalle tempeste del secolo scorso.

Le minoranze nazionali che vivono con noi fanno parte della comunità politica ungherese e sono parti costitutive dello Stato.

Ci impegniamo per la cura e la protezione del nostro patrimonio, della nostra lingua unica, della cultura ungherese, delle lingue e delle culture delle minoranze nazionali in Ungheria, dei tesori della natura e quelli frutto del genio umano nel bacino dei Carpazi. Siamo responsabili per i nostri discendenti e pertanto, con uso oculato delle nostre risorse materiali, intellettuali e naturali, salvaguardiamo le condizioni di vita delle generazioni future.

Riteniamo che la nostra cultura nazionale sia un ricco contributo alla multicolore unità europea.

Rispettiamo la libertà e la cultura degli altri popoli, ci impegniamo a collaborare con tutte le nazioni del mondo».

La Costituzione inizia con «Dio benedica l’Ungherese», citazione che riprende le prime parole dell’Inno nazionale magiaro (Himnusz), scritto nel 1823 da Ferenc Kölcsey, e prosegue con la «Professione», che in ungherese si dice «hitvallás», termine che richiama la professione di fede religiosa, il Credo; mentre l’attributo nazionale, ovvero «nemzeti», rimanda alla professione di valori in cui la nazione si riconosce. Lo stile del testo ricorda le due “preghiere” ungheresi, l’Himnusz e il Szózat.

Fra le dichiarazioni evidenziamo quella relativa al principio considerato fondante della convivenza: prima la famiglia, poi la nazione. Mentre i valori essenziali della coesione sono: la fedeltà, la fede e la carità. Obiettivo comune del cittadino e delle Stato sono «il conseguimento del benessere, della sicurezza, dell’ordine, della giustizia e della libertà».

Vengono onorate la «nostra costituzione storica» e la Sacra Corona, «la quale incarna dell’Ungheria la continuità costituzionale dello Stato e l’unità della nazione». La Sacra Corona rinvia all’incoronazione del primo Re d’Ungheria e la Corona è divenuta criterio inderogabile della legittimità dei sovrani e, quindi, dello Stato ungherese.

Dio, Santo Stefano, Sacra Corona – ovvero riconoscimento che l’autorità principale sulle nazioni viene dall’Altissimo – sono le colonne dell’attuale Costituzione ungherese, segno tangibile che oggi esiste, in Europa, una vessata classe dirigente che resiste ai “valori” politici e culturali imperanti, con usi e costumi corrotti (si pensi all’omosessualismo) e orribili (si pensi all’aborto [1]), e che vuole continuare a professarsi credente in Cristo, Re dell’Universo.

Cristina Siccardi

 

Fonte: Europa Cristiana

 

[1] In Ungheria, invece, attraverso «un’attenta strategia di aiuti economici e sociali alle famiglie e, soprattutto, alle madri in difficoltà, nonché attraverso un lungimirante programma di adozioni, tra il 2010 ed il 2015 è riuscito a diminuire drasticamente il numero degli aborti, segnando un incoraggiante -23%. Anche nel primo semestre del 2016 si è già registrato un ulteriore, deciso calo, -4%, confermando così un trend già notato nel primo trimestre, secondo quanto dichiarato dal Segretario di Stato e portavoce governativo, Zoltan Kovacs, al giornale Magyar Hirlap». Cfr. M. Faverzani, in «Corrispondenza Romana» (qui)

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