La Venerabile «Mamma Margherita», la madre di Don Bosco e dei ragazzi di Valdocco

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San Giovanni Bosco nacque da una madre esemplare, si chiamava Margherita Occhiena. Il suo processo di canonizzazione si aprì nel 1995 ed è stata dichiarata Venerabile nel 2006, nel 150° anniversario del suo dies natalis. Nacque a Capriglio, in provincia di Asti, il 1° aprile 1788 e nello stesso giorno fu battezzata nella parrocchia del paese, dove rimase fino al giorno del suo matrimonio con Francesco Bosco, conoscente di famiglia, vedovo e padre di un figlio. Le nozze furono celebrate a Capriglio il 6 giugno 1812. La coppia si stabilì ai Becchi, frazione di Castelnuovo d’Asti, attuale Castel Nuovo Don Bosco, dove il marito lavorava come mezzadro. Con il lavoro e il risparmio, la famiglia Bosco riuscì ad acquistare alcuni campi, una striscia di vigna, un piccolo immobile che Francesco trasformò in stalla per due buoi e una mucca. Nel 1813 nacque Giuseppe, il primo figlio di Margherita e Francesco e il 16 agosto 1815 Giovanni, che diventerà Don Giovanni Bosco.

Trascorsero due anni e il marito morì. Lascerà scritto nelle Memorie Don Bosco stesso: «Non avevo ancora due anni, quando Dio misericordioso ci colpì con una grave sventura. Mio papà era nel pieno delle forze, nel fiore degli anni, ed era impegnato nel darci una buona educazione cristiana. Un giorno, tornando dal lavoro madido di sudore, scese senza pensarci nella cantina sotterranea e fredda. Fu assalito da una febbre violenta, sintomo di una grave polmonite. In pochi giorni la malattia lo stroncò. Nelle ultime ore ricevette i santi Sacramenti e raccomandò a mia madre di avere fiducia in Dio. Cessò di vivere a 34 anni. Era il 12 maggio 1817».

Margherita rimase sola, a 29 anni, nel prendere tutta la responsabilità della famiglia, in un momento in cui il territorio era colpito da una drammatica carestia, tanto che il governatore di Genova scriveva al Re di Sardegna: «La fame va distruggendo intere famiglie». Si prese in carico Antonio, il primo figlio del consorte (nato nel 1803), i suoi due figli, la suocera e due braccianti. Donna di grande Fede, con un altissimo senso del dovere, temprata dai dolori e dalla fatica, fiera della sua povertà, insegnò ai suoi figli a pregare e a compiere la volontà di Dio in ogni circostanza.

A rate riuscì a saldare il conto con lo speziale di Castelnuovo, Giannella e il notaio Montalenti per il testamento. Passato il peggio, le fu suggerito di risposarsi, ma lei non ci pensò affatto. Arava, seminava, falciava il grano, lo trebbiava e riponeva il raccolto nel granaio. Prendeva gli uomini a giornata e li stancava tutti con il suo esempio.

Trasmise ai bambini l’amore per il Creatore e fu per loro la prima catechista. In una notte stellata, uscendo all’aperto, disse loro: «È Dio che ha creato il mondo e ha messe lassù tante stelle. Se è così bello il firmamento, che cosa sarà del Paradiso?». In Paradiso Don Bosco volle condurre più anime possibile. Margherita si serviva della natura per spiegare i segreti della vita e l’importanza di non peccare. Quando arrivava la bella stagione, di fronte alla campagna o ad un prato sparso di fiori, oppure al sorgere del sole o ad un tramonto, decantava le meraviglie del creato; mentre, quando arrivavano temporali e tuoni esortava a non peccare e, commentando i danni procurati dalla grandine sui raccolti, diceva: «Il Signore ce li aveva dati, il Signore ce li ha tolti. Egli n’è il padrone. Tutto per il meglio; ma sappiate che per i cattivi sono castighi, e con Dio non si burla».

Fu lei ad insegnare a Don Bosco a stare sempre alla presenza di Dio («Dio ti vede!» diceva spesso), ad amare e coltivare le verità di Fede, la capacità di saper affrontare la durezza della vita, nella sofferenza e nella povertà, il valore della laboriosità, il senso del dovere. Tutti valori che la terra subalpina possedeva nel suo bagaglio religioso e culturale, ma che ai Becchi, dove si trovava la casa e la proprietà dei Bosco, si vivevano in massimo grado. Margherita fu esempio di quotidianità vissuta nel Vangelo, dimostrando sempre la sua infaticabile generosità servendo, curando e assistendo tutti coloro che il Signore le affidò: dal marito ai figli alla suocera agli infelici che alla sua porta bussavano fino ai tanti “monelli” di Torino. Tuttavia il suo cuore aveva, indubbiamente, riservato uno spazio più grande per il suo Giovannino che seguì con un amore immenso ed una dedizione straordinaria e, d’altro canto, il figlio aveva un rispetto ed un amore per la madre difficilmente misurabile per la sua ampiezza e la sua profondità.

La vita aspra, fatta di molteplici privazioni, permetteranno a Don Bosco di affrontare enormi prove e superare ostacoli altissimi. La tempra e la forza sia fisiche che morali saranno frutto anche dell’educazione materna. Margherita sapeva trarre insegnamento da ogni cosa e consegnarlo ai figli. È proprio da sua madre che Giovanni imparò a ricevere ogni realtà, buona o triste che fosse, come proveniente dalla mano del Signore. Don Bosco sarà sempre grato a «Mamma Margherita», ancora oggi chiamata così, confidenzialmente, dai Salesiani: grato per l’educazione ricevuta e per i sacrifici sostenuti per permettergli di studiare. Dovette compiere anche scelte difficili e drastiche, in particolare quando scelse di allontanare Giovanni da casa poiché, essendo quest’ultimo portato alla cultura, non volle creare disordine in famiglia a motivo dell’ostilità e dell’invidia che Antonio provava per il fratellastro, e allo stesso tempo incoraggiò e sostenne l’avvenire del secondogenito. Con la stessa determinazione recise con il suo passato, lasciando poi l’amata terra del Monferrato e gli affetti familiari – che si accrebbero con il tempo, infatti divenne nonna di 9 nipoti – al fine di seguire Don Bosco, bisognoso di aiuto allorquando, a Torino, si apprestò ad aprire l’Oratorio di Valdocco.

Saggezza, prudenza, coraggio, fortezza accompagnarono costantemente l’esistenza di Mamma Margherita, che guardò sempre al bene di ogni membro della sua famiglia e nel sacrificio trovò la sua piena realizzazione, come figlia di Dio, come sposa e come madre.

Quando Giovanni confidò la sua vocazione religiosa al parroco, questi lo comunicò a sua madre, ed ella si rivolse al figlio con queste parole: «Io voglio solamente che tu esamini attentamente il passo che vuoi fare e poi segui la tua vocazione senza guardar ad alcuno. La prima cosa è la salvezza della tua anima. Il parroco voleva che io ti dissuadessi da questa decisione in vista del bisogno che potrei avere in avvenire del tuo aiuto. Ma io dico: in queste cose non c’entro, perché Dio è prima di tutto. Non prenderti fastidio per me. Io da te voglio niente; niente aspetto da te. Ritieni bene: sono nata in povertà, sono vissuta in povertà, voglio morire in povertà. Anzi te lo protesto. Se ti decidessi per lo stato di prete secolare, e per sventura diventassi ricco, io non verrò neppure a farti una sola visita, anzi non porrò mai piede in casa tua. Ricordalo bene». Don Giulio Barberis, uno dei primi sacerdoti formati da Don Bosco depose, sotto giuramento: «Mamma Margherita disse queste parole con tale aria di autorità, che una volta Don Bosco mi disse che a settant’anni sentiva ancora viva emozione nel pensare a quelle parole di sua madre».

Sabato 5 giugno 1841 Giovanni Bosco è ordinato sacerdote dall’Arcivescovo di Torino, Luigi Fransoni (incarcerato nel 1850 e poi esiliato a Lione perché nemico dei liberali e dei massoni). Il giovedì seguente, festa del Corpus Domini, Don Bosco celebra la Messa al suo paese. Le campane suonano a festa. La gente è ammucchiata nella grande chiesa parrocchiale per vedere «il figlio di Margherita che è diventato prete». La sera la madre gli dice:

«Sei prete, dici la Messa, da qui avanti sei dunque più vicino a Gesù. Ricordati però che cominciare a dir Messa, vuol dire cominciare a soffrire. Non te ne accorgerai subito, ma a poco a poco vedrai che tua madre ti ha detto la verità. Sono sicura che tutti i giorni pregherai per me, sia ancora io viva, o sia già morta. Ciò mi basta. Tu, da qui innanzi, pensa solamente alla salvezza delle anime e non prenderti nessun pensiero di me».

Alla fine dell’ottobre del 1841, su consiglio di Don Giuseppe Cafasso, Don Bosco scende a Torino e inizia lentamente il suo Oratorio. Ma solo nella Pasqua del 1846, il 12 aprile, troverà la sede stabile, con la tettoia Pinardi, per i suoi ragazzi in zona Valdocco; in luglio, però, arriva la notizia che Don Bosco cade gravemente malato, perciò Margherita parte immediatamente per Torino. Il medico le comunica la diagnosi: infiammazione polmonare violenta con sbocchi di sangue… lei tira fuori la corona del Rosario e inizia a pregare e con l’altra mano asciuga con un fazzoletto il sudore del figlio. La voce che Don Bosco potrebbe morire si sparge nell’Oratorio e fuori; così Mamma Margherita vede arrivare tanti e tanti ragazzi poveri. C’è chi piange, chi prega, chi fa delle promesse, chi fa tutte le tre cose insieme. Don Bosco sente i suoi figli e chiede a sua madre di aprire le porte e la sua camera si riempie… Scriverà il Santo nelle Memorie: «Era un sabato sera, e si credeva quella notte essere l’ultima di mia vita. Invece presi sonno. Quando mi svegliai ero fuori pericolo».

Mamma Margherita fa ritorno a casa. Tuttavia Don Bosco ha bisogno di lei. È solo a dover gestire tutto, così propone alla madre di trasferirsi a Torino. Margherita, all’età di 58 anni, non si sentiva di lasciare Giuseppe, la nuora, i nipoti, ma se «tal cosa possa piacere al Signore io sono pronta a seguirti». Riempì un canestro di biancheria e di altri oggetti, mentre don Bosco prese il breviario, il messale, alcuni libri e quaderni. Lascia scritto nelle Memorie: «Ella capì la forza delle mie parole e mi disse: – Se Dio vuole, andiamo». Si mettono in cammino insieme: è martedì 3 novembre del 1846.

Una sera piovosa del maggio del 1847, bussa alla loro porta un ragazzo della Valsesia, tutto bagnato. Margherita gli prepara un letto accanto al fuoco. È il primo ragazzo che ospitano. E i ragazzi aumentano… Ma come si può mangiare, pagare l’affitto, provvedere a tanti fanciulli che sempre domandano pane e indumenti? Dai Becchi fanno arrivare un po’ di vino, un po’ di meliga, fagioli, grano…

Per far fronte alle prime spese don Bosco vende qualche pezzo di campo ed una vigna. La mamma si è fatta portare il suo corredo di sposa, che fino ad allora aveva conservato gelosamente. Alcune sue vesti servono per confezionare pianete e con la biancheria si confezionano degli amitti, dei purificatoi, rocchetti, camici e tovaglie per l’altare. Alcuni anelli e una piccola collana d’oro servono per acquistare galloni e guarnire i paramenti sacri del figlio.

Intanto, i giovani aumentano ancora, allora Margherita trasforma una porzione del prato in orto, che coltiva con cura. Ma un giorno, i ragazzi, giocando alla guerra, lo devastano. Quella sera la mamma di Don Bosco, ora anche mamma dell’Oratorio, che ha 62 anni, stanca e demoralizzata, mentre sono tutti a letto e lei sta cucendo gli indumenti da aggiustare, sospende il lavoro e chiede al figlio di lasciarla tornare ai Becchi: non ha più le forze per sostenere tutti quegli impegni, dal mattino alla sera…Don Bosco guarda il volto della madre, non riesce a parlare, fa solo un gesto: le indica il Crocifisso appeso al muro. Questo bastò per convincerla a continuare ad essere la mamma di Valdocco.

Con il trascorrere del tempo la affiancano delle aiutanti: Marianna, sua sorella,la mamma del futuro Cardinale Gastaldi, lamamma di Don Michele Rua e alcuni giovani. I ragazzi interni sono ormai una cinquantina e gli esterni più di 500. Ed ecco i primi laboratori di calzolai, sotto la guida di Don Bosco; di sartoria, sotto la guida di Mamma Margherita; di legatoria, sotto la guida di entrambi. Nel 1854 Torino viene colpita dal colera e il lavoro a Valdocco raddoppia. Il 29 ottobre di quell’anno giunge all’Oratorio Domenico Savio, un giovane di Mondonio. Mamma Margherita si reca spesso nella chiesa nuova di San Francesco di Sales e si sistema all’entrata, nell’ultimo banco a sinistra. Qui sgrana la corona del Rosario. È in queste occasioni che ella si accorge della santità di Domenico e lo comunica al figlio.

Durante l’autunno del 1856 la sua salute peggiora. Arriva la polmonite e lei manda a chiamare il confessore del suo paese, Don Borel per portarle il Viatico. Giunge anche il figlio Giuseppe per l’ultimo saluto.

A un tratto si rivolge a Don Bosco: «Di’ ai nostri cari figliuoli che io ho lavorato per loro, e che porto loro materna affezione. […] Va, mio caro Giovanni; allontanati dalla mia presenza, perché, troppo mi addolora il vederti, così afflitto, e troppo soffri tu stesso nel vedermi agli ultimi istanti. Addio, caro Giovanni. Ricordati che questa vita consiste nel patire. I veri godimenti saranno nella vita eterna. Va, ritirati in camera tua e prega per me». Don Bosco obbedì. Morì alle 3 di notte del 25 novembre. La sua salma venne posta temporaneamente nella fila 31B, fossa 117 del cimitero di Torino e di lì a poco i suoi resti furono gettati nell’ossario generale, come tutti quelli dei poveri.

Più volte don Bosco sognò sua madre, ma una volta la incontrò realmente per strada. Era l’agosto del 1860: si trovava vicino al Santuario della Consolata, lungo l’Istituto Sant’Anna, era ormai all’angolo della via e stava tornando all’Oratorio. La vide: era vestita come una regina e dietro a lei un coro angelico. Quando Margherita terminò di intonare una lode a Dio disparve, ma prima di andarsene gli disse: «Ti aspetto, poiché noi due dobbiamo star sempre insieme».

Cristina Siccardi

 

Fonte: radioromalibera.org

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