San Francesco d’Assisi. «Quando gli uomini hanno visto lui, hanno conosciuto Dio»

SCARICA AUDIO

 

Chiudiamo questo mese di ottobre parlando di san Francesco d’Assisi. Nato fra il 1181 e il 1182, ricevette le stigmate – unico mistico della storia della Chiesa ad essere stigmatizzato con i chiodi veri e propri – il 14 settembre 1224, due anni prima del suo dies natalis, il 4 ottobre. Il «piccolino», come egli si definiva e si firmava, viene qui proposto attraverso le pagine di un libro uscito in questi giorni: San Francesco. Una delle figure più deformate della storia, pubblicato da Sugarco Edizioni, nella cui prefazione, scritta da padre Serafino Tognetti della Comunità dei Figli di Dio, si legge:

«Francesco è stato un riformatore. “Va’ – gli dice il Signore Gesù – e ripara la mia Chiesa”. Questa frase è riportata dai biografi suoi contemporanei, quindi assolutamente autentica: egli si sentì investito di questa missione, e la compì, prima intendendola sul piano materiale (la riparazione della chiesetta di San Damiano), poi nel suo vero senso: la chiesa di dio intesa come realtà globale, misterica, mistica, chiesa che era attraversata in quegli anni da problemi interni ed esterni (soprattutto il dilagare di numerose eresie) piuttosto gravi.

Francesco riformò la Chiesa in un modo autentico, assoluto, e lo fece da solo, con la sola forza della fede. Nel fare questo non perse ma, al contrario, esaltò la sua qualità di “cavaliere” medievale, che aveva cambiato semplicemente padrone: dal mondo era passato a servire dio, con lo stesso vigore, dedizione e spiritualità del soldato. egli infatti chiamava e definiva se stesso “l’araldo del gran Re”. L’araldo è una figura propria del mondo militare e del tempo di guerra: è colui che corre e dà l’annuncio dell’andamento della battaglia, che grida a tutti la vittoria o la sconfitta del proprio esercito schierato altrove in battaglia.

Francesco è l’uomo che passa repentinamente dalla realtà mondana a Dio, sconfiggendo in se stesso “il mondo” con una dedizione assoluta al suo Signore, con una spietatezza su se stesso vigorosa e imprevista, ma totale, che non lasciò più alcun residuo o possibilità di ritorno indietro. Francesco fu un violento che trattò duramente il suo corpo (“tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù”, 1Cor 9, 27), tant’è che alla fine della vita gli chiese scusa. Ovviamente la sua non fu semplice volontà di penitenza, ma fu l’amore di Dio a esigere automaticamente l’annientamento dello spirito del mondo. E per questo il mondo lo odia. “Hanno odiato me, odieranno anche voi” (Gv 15, 18), “Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari” (Mt 10, 25). Non che gli altri santi non abbiano vissuto la stessa tensione verso dio, intendiamoci, ma pochi come Francesco hanno operato questo ribaltamento così improvviso, totale e universale. Con tale conversione, egli rivoluzionò un’epoca. Diede un volto nuovo non solo alla chiesa, ma a tutto: con lui nacque tendere. In questo senso, la spiritualità della Chiesa divenne al tempo tutta “francescana”, e Francesco fu riconosciuto un padre e un riferimento per tutti, non solo per coloro che, facendosi religiosi, diventarono francescani nel suo ordine. Francesco fu un riformatore non con le parole, ma con una manifestazione pubblica e clamorosa del volto di cristo che non ebbe eguali. Nessuno aveva visto una cosa simile prima che egli apparisse sulla scena del mondo. La sua visibilità fu così contagiosa che gli uomini ne avevano persino paura: il solo vederlo poteva significare il rischio di essere folgorati, rimanere abbacinati e vinti. Non da Francesco, ma da Cristo.

Colpisce non poco questo richiamo alla follia francescana che incuteva paura: da una parte la gente correva dietro a Francesco, lo acclamava e lo cercava, dall’altra poteva scappare via spaventata, per non restare intrappolata da quel fascino, intuendo che sarebbe stata presa dal desiderio di fare come lui: lasciare tutto per seguire il Signore.

Ma che cosa vi era di così attraente in quell’uomo che faceva professione di povertà? la riposta è semplice: in lui riluceva il vero volto di Cristo.

Perché correvano tutti dietro a Francesco? Non per la povertà, che certamente non piace a nessuno, non per la mortificazione. Perché si segue Dio? Per la gioia che ci dà, ed è a motivo di questa che la gente cercava Francesco. I primi compagni del santo, i giovani nobili di assisi… al vedere lui rinunciano ad ogni cosa, lasciano il mondo, gli agi, le carriere e si uniscono all’amico, conquistati e affascinati. Francesco non si caratterizza per l’umiltà o per la povertà, checché se ne dica, ma per la beatitudine che emana dalla sua persona. Quando gli uomini hanno visto Francesco, hanno visto il regno di Dio sulla terra. Quando gli uomini hanno visto lui, hanno conosciuto Dio.

Di qui la resistenza del “mondo”: esso non vuole essere rinnovato! Francesco annientò il mondo con la sua stessa presenza. Egli non ebbe come programma di lavoro quello di trasformare le strutture mondane, ma piuttosto di lasciar vivere in lui in pienezza la presenza del cristo crocifisso e risorto. E il mondo se ne accorse immediatamente. esso – il mondo – vide in lui un acerrimo nemico, e di qui il tentativo di distruggerlo. Anche oggi. Se non ci riesce con la sua eliminazione fisica, ci prova con la sua trasformazione, mettendogli addosso una maschera che lo deformi. Eliminare Francesco materialmente non si può, perché la storia non si può riscrivere, ma lo si può re-interpretare, cercando di cambiare la sua immagine, farlo tornare nel mondo, dal quale in fondo egli proveniva, essendo stato, prima della conversione, un giovane ricco e forse un po’ viziato della società ricca di Assisi.

Questo processo di “mondanizzazione” dell’araldo e cavaliere Francesco non viene operato soltanto dalla New Age o da persone che dichiaratamente sono contro la Chiesa cattolica, attraverso romanzi o film che presentano “un altro” Francesco, ma anche da coloro che fanno professione di fede. Anche frati, preti e suore parlano di un Francesco che però non è affatto quello vero, operando un processo di mondanizzazione del santo e quindi demolendolo».

Ecco, allora, che questo libro, San Francesco. Una delle figure più deformate della storia, restituisce l’autentico san Francesco d’Assisi, quello delle Fonti Francescane, con le testimonianze dirette di coloro che hanno vissuto al suo fianco, ed ecco che il frate sdolcinato, liberale, pacifista, progressista, interreligioso, ambientalista, animalista… decantato e portato a modello, lascia automaticamente la scena per dare spazio al vero protagonista: il Cavaliere libero, l’Europeo cattolico, il Mistico.

A 800 anni (1219-2019) dal suo viaggio in Egitto per annunciare al sultano al-Malik al-Ka¯mil la Fede in Cristo, viene proposto il suo reale ritratto per comprendere chi sia stato veramente questo personaggio divenuto ormai inedito. Capovolgere la realtà dei

fatti, facendo leva sull’ignoranza altrui, causata non già da una mancata alfabetizzazione, ma da una negata trasmissione della verità storica, fuori e dentro le istituzioni civili ed ecclesiastiche, ha prodotto una delle manipolazioni più eclatanti della storia: la deformazione di san Francesco, fino a sfigurarlo e imbavagliarlo, per uniformarlo al politicamente à la page, depredando l’effettività storiografica e spirituale di una delle figure più imponenti della cristianità.

Cristina Siccardi

 

Fonte: radioromalibera.org

Torna in alto