San Vladimir e il battesimo della Russia di Kiev

 

In Ucraina spirito russo ed ucraino di intrecciano a volte pacificamente a volte, come accade da otto anni a questa parte, sono in guerra, una guerra civile, dunque, che rivendica per sé il dominio su questi territori, che hanno un centro storico cruciale: Kiev, la città della stirpe Rus’, dove ebbe origine la nazionalità russa. Si tratta perciò di un territorio conteso, ma allo stesso tempo strategico, visto che si trova proprio sul confine che affaccia sull’Europa occidentale.

Le vicende politiche e religiose di santa Olga, sovrana di Kiev, della quale abbiamo parlato la scorsa settimana su queste colonne, innescarono un processo di evangelizzazione, producendo una sempre maggiore diffusione del Cristianesimo fra gli slavi pagani grazie, in particolare, per opera del nipote della santa, Vladimir (che significa «colui che possiede o domina la pace), detto il Santo o il Grande, che governò la Rus’ di Kiev dal 980 al 1015 e realizzò il cosiddetto «Battesimo della Rus’» nel 988. Nato a Kiev nel 956 circa e morto il 15 luglio del 1015, è venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa, commemorandolo entrambe il 15 luglio.

Il padre, Svjatoslav I di Kiev (930 ca.-972), Gran Principe di Kiev, non aveva seguito le orme spirituali della madre, avallando ancora le tradizioni idolatriche che univano sincreticamente credenze norrene, provenienti dalla mitologia scandinava, e quelle slave.

Sembrerebbe, senza fonti certe, che Vladimir fosse figlio illegittimo di Svjatoslav, concepito con una serva di nome Maluša, la quale viene descritta nelle saghe scandinave come una profetessa, e che fino alla sua tardiva morte, abitò in una caverna nei pressi di Kiev, ma quando nel Palazzo del Gran Principe si aveva necessità dei suoi presagi veniva ivi trasportata. Il fratello di Maluša, Dobrynja, fu tutore di Vladimir e successivamente fidato consigliere. Secondo alcune cronache, Vladimir venne educato nell’infanzia dalla nonna Olga, con la quale viveva durante le campagne militari del padre, lassi di tempo in cui ella reggeva il governo di Kiev. Ecco, quindi, che si spiegherebbe spiritualmente la futura scelta cristiana di Vladimir I.

Dissidi di potere provocarono guerre e spargimenti di sangue: quando, nel 969, il padre trasferì il suo quartier generale a Perejaslav, nell’oblast’ di Kiev, assegnò a Vladimir il governo di Novgorod, dando al suo primogenito Jaropolk il controllo della capitale del principato. Dopo la morte di Svjatoslav, scoppiò la bellica contesa (976) fra Jaropolk ed il fratello minore Oleg, che aveva ottenuto dal genitore il governo di Dareva. Intanto, nel 977, Vladimir si rifugiò in Norvegia, lasciando cadere Novgorod nelle mani di Jaropolk. Tornato nelle terre russe l’anno seguente, dopo aver radunato un imponente esercito, nel 979, riconquistò Novgorod, uccise quindi il principe variago Ragnvald di Polock e costrinse la figlia, Rogneda, promessa sposa di Jaropolk, ad unirsi in matrimonio con lui.

Kiev venne assediata da Vladimir, mentre Jaropolk fuggì e venne ucciso dopo essersi arreso, nel 980. Terminò dunque la guerra e Vladimir I prese a governare su tutti i domini paterni e su quelli che conquistò, andando ad accrescere il potere su quelle terre slave. La sua politica di espansione della Rus’ di Kiev prese le mosse in Galizia (981), poi si scontrò con gli jatvingi sulle coste del mar Baltico (983); in seguito andò contro i Bulgari (985) e contro l’Impero bizantino, in Crimea (987). Trionfi e conquiste si abbinarono alla sua vincente scelta matrimoniale: nel 988 chiese all’imperatore bizantino, Basileus dei Romei, Basilio II Bulgaroctono (che significa massacratore dei Bulgari), la mano della sorella Anna, ma per ottenerla dovette accettare la conversione al cristianesimo di rito bizantino.

Tornato in patria, abbandonò le altre mogli, fece abbattere tutte le statue e gli idoli pagani. In seguito inviò ambasciatori nella città papale di Roma e negli altri Stati cristiani d’Europa.  Ordinò di erigere chiese e conventi, contribuendo anche alla fondazione del complesso monastico del Monte Athos, il Monte Santo: venti monasteri sono antichi di mille anni, dai quali dipendono molte altre realtà monastiche di dimensioni più ridotte; tutto ciò costituisce una realtà autonoma sotto la sovranità della Grecia, amministrata dal Patriarca Universale di Costantinopoli. Questa città era all’epoca un punto di riferimento molto importante, un modello da seguire e Kiev intratteneva fondamentali scambi commerciali con l’odierna Istanbul: molti storici sono propensi a credere che diversi mercanti slavi si siano cristianizzati proprio frequentando l’impero bizantino.

Una volta ricevuto il battesimo, Vladimir I mutò davvero vita: non più vizi, non più idolatrie, ma volontà di evangelizzare l’enorme estensione territoriale della Russia di Kiev. La sua carità cristiana, come riportano le cronache storiche, in particolare la Cronaca degli Anni Passati del monaco Nestor di Pečerska (1056-1114 ca.), «riscatta i dissoluti costumi di un tempo». Mitigò in senso cristiano le leggi e pose le questioni dell’educazione e del soccorso ai poveri fra i doveri dei saggi regnanti. Nel 1011, alla morte di Anna, egli sposa una nipote dell’imperatore Ottone I, ponendo le basi per un sodalizio anche con l’Impero germanico.

Chiamò architetti e pittori bizantini, che edificarono luoghi di culto e dipinsero icone attenendosi ai canoni della raffinata arte di Bisanzio e fece arrivare un esercito di sacerdoti e di monaci per l’istruzione catechetica sua e del popolo. La diffusione della fede cristiana in Russia non fu immediata, percorse lenti tratti chilometrici e di tempo – causa anche delle differenze linguistiche – ma fu inesorabile, radicandosi fortemente e mantenendo nel corso dei secoli, come si dimostra tuttora, un forte attaccamento alle tradizioni storiche, religiose e liturgiche.

Prese a praticare uno stile austero di vita che, abbinato alla sua mitezza e magnanimità lo resero ancora più popolare. Non dimentichiamo che il suo nome sarà tramandato nel corso dei secoli da un vasto fiorire di leggende e ballate popolari.

Vladimiro I, che governò la Rus’ di Kiev dal 980 al 1015, morì a Berestovo, nei pressi di Kiev. La sua salma fu suddivisa in varie parti e tali reliquie furono consegnate alle chiese e ai monasteri che aveva fondato, nelle quali ancora prima della sua canonizzazione, veniva venerato come santo.

Prende il suo nome sia la cattedrale di Kiev, la principale del Patriarcato di Kiev della Chiesa ortodossa ucraina, sia quella di San Pietroburgo, intitolata al «Santo Principe Vladimiro Isapostolo» (che significa «uguale agli Apostoli», uno dei titoli utilizzati anche dagli imperatori bizantini). Pure l’Università della capitale ucraina venne fondata come «Università imperiale di Kiev di San Vladimir».

In Russia esiste, a livello onorifico, il prestigioso Ordine di San Vladimir, fondato nel 1782 dalla zarina Caterina II in memoria del Santo di Kiev, in occasione del 20º anniversario del suo regno, al fine di premiare ufficiali militari e funzionari statali civili distintisi per il loro operato. Con il regime sovietico l’Ordine non ebbe più ragione d’essere, ma nel 1957, in commemorazione del 40º anniversario della restaurazione del patriarcato di Russia, l’Ordine venne ricostituito dalla stessa Chiesa ortodossa russa.

 

Corrispondenza Romana – 9 marzo 2022

 

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