Un apostolo di Fatima del XX secolo: Plinio Corrêa de Oliveira

Se la resistenza alla rivoluzione nella Chiesa, legittimata dal Concilio Vaticano II, è stata rappresentata, ecclesiasticamente parlando, da monsignor Marcel Lefebvre, sul fronte dei laici ha visto in Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) il suo maggior esponente.

Altre temerarie e sagge figure, come Eugenio Corti, Romano Amerio, Padre Cornelio Fabro… si sono cimentate nel denunciare la secolarizzazione e la mondanizzazione della Chiesa, opponendosi, con i loro magistrali studi e approfondimenti, agli stravolgimenti filosofici, teologici, catechetici, liturgici in seno alla Chiesa, responsabili di un pernicioso pluralismo ideologico che ha svuotato di contenuti la dottrina cattolica, ma nessuna controffensiva alla rivoluzione in corso, come quella del pensatore brasiliano, ha avuto un’estensione geografica e di operatività che lo abbia equiparato.

«Nelle ore più difficili della storia della Chiesa, la Divina Provvidenza ha sempre fatto emergere uomini di eccezione che hanno difeso con vigore e abnegazione la verità cattolica contro gli attacchi ricorrenti delle potenze delle tenebre. Tra questi uomini vi fu certamente Plinio Corrêa de Oliveira», così scrive il Vescovo Ausiliare di Astana, monsignor Athanasius Schneider nella prefazione al volume di Roberto de Mattei, Plinio Corrêa de Oliveira. Apostolo di Fatima. Profeta del Regno di Maria (Edizioni Fiducia).

La storia della Chiesa e la storia della filosofia non possono prescindere, al di là delle soggettive simpatie o meno, dal prendere in considerazione una personalità che ha agito su più fronti per il ristabilimento nella civiltà occidentale del Regno sociale di Nostro Signore.

Nel 1996 de Mattei pubblicò per Piemme la prima biografia – Il crociato del secolo XX – del fondatore del movimento Tradizione, Famiglia e Proprietà (TFP), nota ufficialmente in portoghese come Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, ed ora esce in italiano il volume apparso in prima edizione portoghese nel 2015: un approfondito e rigoroso studio che getta un cono di luce sulla battaglia culturale ed etica che Corrêa de Oliveira compì per amore della Fede e per fedeltà alla Chiesa, contro il liberalismo edonista, il nazionalsocialismo, l’utopia egualitaria socialcomunista e la smania del suicidante progressismo cattolico, che ha condotto la Chiesa nelle attuali tenebre.

De Mattei riconosce nel «dottor Plinio», per usare un appello familiarmente noto, un maestro: guida di una vera e propria scuola filosofico-spirituale. Lo storico italiano ha sempre evidenziato il valore di un uomo che ha dedicato la sua vita e le sue energie non solo alla lotta contro i nemici della Chiesa, ma alla critica costruttiva per il ristabilimento della società cristiana, nel senso pieno della parola.

Il testo colma un vuoto, offrendo risposte certe a chi ignora Corrêa de Oliveira o lo pone sotto un’errata ottica; il saggio, che potremmo definire antologico, grazie ai cadenzati rimandi alle fonti originali, è il risultato dei lunghi colloqui intercorsi fra Corrêa de Oliveira e de Mattei fra il 1976 e il 1995, ma anche della lettura di migliaia di pagine, edite ed inedite, vergate dal paladino controrivoluzionario del XX secolo. L’obiettivo è duplice: presentare in autenticità il crociato contemporaneo e inquadrare le sue idee e le sue azioni all’interno della Tradizione cattolica «anche per difenderlo da alcune ingiuste accuse che sono state formulate riguardo alla sua ortodossia»(p. 16).

Ne emerge così il ritratto di un pensiero non manierato, ma originale e creativo, in particolare a riguardo della teologia della storia, purtuttavia in continuità con il pensiero cattolico di sempre, dimostrando in tal modo come la Tradizione si possa arricchire di nuove note per sviluppare quella corale sinfonia che innalza più inni ad un’unica Verità all’interno della Chiesa di Roma, Una, Santa, Cattolica e Apostolica.

Ecco che, pur basandosi sul tomismo, il pensatore brasiliano si pone «come punto di confluenza tra l’eredità del Dottore Angelico e quella, ancora inesplorata di san Bonaventura e dei teologi Vittorini» (p. 17), ovvero di Riccardo e Ugo di San Vittore (abbazia fondata nel 1108 da Guillaume de Champeaux, canonico di Parigi, poi Vescovo di Châlons-sur-Marne, che subì l’influenza di Cluny).

Due opere furono determinanti per la vita di azione e contemplazione di Corrêa de Oliveira: il Trattato della vera devozione del cantore di Maria Santissima, san Louis-Marie Grignion de Montfort, e L’anima di ogni apostolato dell’abate trappista dom Chautard, dove si evince il segreto dell’evangelizzatore: coltivare la vita interiore. Scriveva il filosofo che nacque a San Paolo: «Nella volontà, una tale vita interiore dovrà generare un amore intenso verso tutto ciò che la Chiesa comanda, uno zelo di obbedienza che si manifesta non solo negli atti, ma anche nei sentimenti, non solo nelle linee generali, ma anche nei dettagli, non solo nei consigli, ma soprattutto nell’esempio. […] Se vogliamo essere apostoli energici, zelanti, prudenti, attivi, intelligenti, abili, dobbiamo essere realmente e sinceramente pii. Ogni qualità naturale e soprannaturale deve essere posta al servizio della santificazione delle anime: è questo l’ideale dell’apostolo» (in «O Legionário», 30 aprile 1939).

All’apostolato è richiesta la capacità al raccoglimento, che predispone l’anima alla serietà, dote essenziale e oggi assai rara e che costituire il presupposto della visione sacrale dell’universo. Nei nostri tempi tutto, comprese le realtà sacre, è svuotato di significato ed è proposto con leggerezza, con formule empatiche, emotive e sentimentali.

Cercare la gloria di Dio significa tendere alla bellezza e al sublime, si tratta di una vera e propria predisposizione della ragione e, quindi, dell’anima, la quale cercherà di nobilitare tutte le cose, perché tutte le cose sono state create da Dio e nel «prendere posizione davanti al sublime, la persona assume un’attitudine di abnegazione. Quando ama il sublime interamente e perfettamente, è colta da un’ammirazione che la porta ad abnegarsi, a rinunciare a se stessa e a sacrificarsi. Quando, invece, non adotta questa posizione davanti al sublime, le idee dell’abnegazione e del sacrificio diventano completamente impraticabili, e non gli entrano nemmeno in testa» (pp. 105-105).

Nell’apologetica pliniana l’ordine monarchico e gerarchico non è solo principio politico, ma principio dell’ordine universale. Quando l’ordine viene meno, si avvia il caos, che, come il male, non è parte dell’universo, bensì privazione dell’essere a cui inerisce, è perciò un non-essere. Le eresie sono foriere di caos e base di tutte è sempre la gnosi, la contro-metafisica che si oppone alla visione metafisica della Tradizione cattolica.

Eusebio di Cesarea, primo storico della Chiesa, come altri Padri della Chiesa, indica in Simon Mago (Atti 8, 9-10) l’origine della gnosi (conoscenza iniziatica, antitetica a quella cattolica), che ha attraversato la storia del Cristianesimo con varie manifestazioni, fino ad arrivare al Protestantesimo e al Modernismo. Di pregnante interesse risulta la disamina che Corrêa de Oliveira  fa a riguardo della stretta relazione che lega la filosofia gnostica e la teologia evoluzionistica di Teilhard de Chardin (cfr. pp. 90-91), che oppose ereticamente il Cristo cosmico al Cristo Re del Vangelo.

Il saggio più importante di Corrêa de Oliveira è il celebre Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, scritto nel 1959 (completato nel 1977), dove si evince che lo scopo del processo storico rivoluzionario è la distruzione della civiltà cristiana, che nel Medioevo visse, fino ad ora, la sua più alta espressione.

Roberto de Mattei spiega, passo dopo passo (dalle origini, ovvero dal XIV secolo con l’Umanesimo, fino ad arrivare alla Rivoluzione post-moderna degli istinti, dove il caos ha preso il sopravvento, il processo rivoluzionario compendiando il pensiero pliniano, la cui peculiarità sta nel porre attenzione alla “dimensione tendenziale”: lo studio degli ambienti, delle fisionomie, dei tratti umani, del portamento, dell’abbigliamento, del linguaggio, dell’architettura, dell’arte, dell’urbanistica… non dettagli, bensì aspetti fondamentali per comprendere quale pensiero soggiace alle diverse tendenze.

Per Plinio Corrêa de Oliveira, a dispetto delle fallaci e ridicole teorie darwiniane, l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio e come tale è chiamato a vivere, tendendo, con il battesimo, alla santificazione. San Francesco d’Assisi, san Luigi IX, santa Teresina di Lisieux sono alcuni dei santi a cui fa riferimento, ma anche santa Ildegarda di Bingen, mistica medioevale che profetò la nostra contemporaneità nei suoi diversi aspetti sia culturali che ecclesiastici, alla quale i grandi autori controrivoluzionari hanno fatto spesso rimando, da padre Ramière a monsignor Delassus.

La profezia è un modo di agire di Dio nella storia dell’uomo: i profeti dell’Antico Testamento ne sono prova tangibile, e la profezia è presente nel Vangelo, così come nella Tradizione della Chiesa, attraverso i santi e la Regina del cielo e della terra, che di tanto in tanto fa visita a questa povera umanità che pervicacemente si distacca dal Padre.

E in questo contesto l’autore del saggio ricorda, con pagine dense di forte e attuale significato, come «il dottor Plinio» si fece apostolo di Fatima e come il richiamo a quelle profetiche apparizioni divenne costante diapason dei suoi interventi, pensiamo, per esempio, a quando scrisse: «L’Impero Romano d’Occidente si chiuse con un cataclisma illuminato e analizzato dal genio di quel grande Dottore che fu sant’Agostino. Il tramonto del Medioevo fu previsto da un grande profeta, san Vincenzo Ferrer. La Rivoluzione francese, che segna la fine dell’Evo Moderno, fu prevista da un altro grande profeta, e nello stesso tempo grande Dottore, san Luigi Maria Gignion de Montfort. L’evo Contemporaneo, che sembra sul punto di chiudersi con una nuova crisi, ha un privilegio maggiore. A parlare agli uomini è venuta la Madonna» (p. 326).

Nostra Signora di Fatima, annunciando il trionfo del suo Immacolato Cuore, ci rivelò che la fine del mondo non è nei pressi e tale trionfo, che giungerà dopo un periodo di immenso caos, sarà sublime perché Dio «ha riservato per la Madonna tutte le Sue grandezze. Il trionfo personale della Madonna dovrà essere il più meraviglioso di tutti i trionfi della Storia» (p. 327).

A 12 anni Plinio compì un viaggio in Europa e ammirando le bellezze antiche rimase rapito, fu allora che comprese la sua missione: affidare il suo cuore e il suo avvenire a quel glorioso e benedetto passato, voltando le spalle al futuro, futuro che stiamo vivendo, dove la «scimmia nuda», per ricordare il libro di Desmond Morris (La scimmia nuda – Studio zoologico sull’animale uomo, 1967) e la canzone Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani (2017), non ha più niente da dire a nessuno e grottescamente balla, spettro diabolico di se stessa.

Cristina Siccardi

Fonte: Corrispondenza Romana

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