Alla sequela di Cristo. Giovanna di Savoia

Giovanna di Savoia (1907-2000) rappresenta un esempio per tutti: Regina di Bulgaria, affidò totalmente la propria esistenza alla divina Provvidenza in tempi certo non facili: attraversò i totalitarismi del Novecento, suo marito Boris lll fu avvelenato nel 1943 dai sovietici, più volte lei stessa ed i suoi figli furono in pericolo di vita e vissero l’esperienza dura dell’esilio. Donna forte e determinata, nonostante tutto questo ed anzi forse proprio per questo, operò sempre per il ritorno alla regalità sociale di Cristo.

«La libertà discende dalla morale cristiana, essa vive di generosità e di perdono». In questa frase c’è l’anima di Giovanna di Savoia (1907-2000). Nella Regina di Bulgaria, scomparsa 15 anni fa, dolcezza e rigore non furono mai disgiunti; il dovere non era che la base di partenza del suo modo di agire, sul quale edificare l’amore di Cristo. Nacque il 13 novembre 1907, quartogenita di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena di Savoia, nata Petrovich. Di intelligenza brillante, eccelse negli studi e coltivò sempre un grandissimo interesse per la cultura, concepita, soprattutto, come strumento principe della formazione umana e cristiana, in vista di un futuro da Regina, cui si sentiva chiamata.

L’educazione ricevuta dalla madre la condusse a non separare mai la formazione intellettuale dalla carità, intesa come tributo a Dio e sentimento di amore e condivisione verso il prossimo. Non c’è iato in lei fra l’aspetto ascetico e l’aspetto morale.

Nel settembre 1923 venne colpita, insieme alla sorella Mafalda, da una gravissima forma di tifo. Le principesse erano assistite da due monache dell’Ordine di Santa Chiara e questo contatto conquistò subito alla spiritualità francescana la sensibilità di Giovanna. Quando i medici, ormai, disperavano per la situazione clinica, ella fece voto che, se fossero guarite, si sarebbe sposata ad Assisi. Nel 1924 vi andò in pellegrinaggio, insieme alla carissima sorella, per il ringraziamento. Nel 1927 incontrò il futuro re di Bulgaria, Boris III (1894-1943) e il 25 ottobre 1930 si sposarono proprio ad Assisi con rito cattolico. Una seconda cerimonia venne celebrata a Sofia in rito ortodosso. Dal matrimonio nacquero due figli: la principessa Maria-Luisa (1933) e l’erede al trono Simeone II (1937).

 Tra le tirannidi

 La sua intensa esistenza è stata segnata dalle tragedie provocate dai due totalitarismi del Novecento: il nazismo e il comunismo. Con l’intervento in guerra degli Stati Uniti a fianco dell’Unione Sovietica, Boris III previde la sconfitta tedesca. Verso la fine del 1941 disse alla consorte, come racconterà la stessa Regina Giovanna nelle sue Memorie (Rizzoli, Milano 1964): «Se i nazisti vincono definitivamente, mi deporranno. Essi avranno bisogno in Bulgaria di un gauleiter e non di un re costituzionale. Se vincono i bolscevichi sarà peggio. La dittatura comunista non può essere edificata altro che sulle rovine della monarchia e sulla stessa tomba del re».

Boris morirà, per avvelenamento, per mano dell’Unione Sovietica, che fece ricadere le colpe su Hitler. La tirannia comunista in Bulgaria fu devastante: «Gli stessi americani, nelle conferenze di Yalta e di Potsdam», racconta Giovanna di Savoia ancora nelle sue Memorie, «respingendo l’idea di Churchill di invadere il continente dal sud, passando per i Balcani e risalendo verso le frontiere bulgare, jugoslave e ungheresi, stabilendo – quindi – una linea di frontiera con il mondo sovietico, permisero alla Russia di penetrare nel cuore dell’Europa e affacciarsi sull’Adriatico. Da quel triste errore nasce l’odierna “guerra fredda”, tutti i pericoli nei quali viviamo e la miseria di milioni di persone». Parole forti e audaci, scritte nel 1952, un anno prima della morte di Stalin.

La sera del 28 agosto 1943 (il 28 agosto 1944 morirà nel lager di Buchenwald Mafalda di Savoia) Radio Londra annunciò il decesso del Re di Bulgaria; mentre dalle onde di frequenza di Radio Mosca si commentò: «Così è morto Boris. La sua fine è accolta con soddisfazione in molti ambienti, così devono scomparire i satelliti sciacalli di Hitler».

Re Boris e la Regina Giovanna rischiarono la loro vita e la loro sicurezza personale per proteggere gli ebrei dalla deportazione e per assicurare loro un transito sicuro verso aree non occupate dall’esercito tedesco. Grazie al loro intervento vennero salvate quarantottomila vite umane e neppure un ebreo entrò in un lager nazista.

L’amicizia con Mons. Roncalli

Grande e forte fu il legame d’amicizia che unì Giovanna e Boris III a Monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, che dal 1925 al 1934 fu chiamato a ricoprire la carica di Visitatore di Bulgaria prima e di Delegato apostolico dopo. All’appuntamento di congedo dalla nazione bulgara da parte di Monsignor Roncalli, la Regina Giovanna profetizzò: «Mio marito e io verremo a renderle omaggio in Vaticano quando lei sarà Papa». Fu così, dopo la salita al soglio pontificio di Giovanni XXIII, il Pontefice ricevette in udienza la regina Giovanna e i suoi figli l’8 novembre 1958, mentre di Boris era rimasto soltanto più il cuore, conservato dal 1993 nello straordinario Monastero ortodosso di Rila.

Sotto il totalitarismo staliniano, dal 1944 al 1946, Giovanna di Savoia fu in pericolo di vita, insieme ai propri figli, fino a quando, con un referendum istituzionale pilotato dall’Unione Sovietica, venne proclamata la Repubblica e concretato il relativo esilio della famiglia reale.

La Regina raggiunse dapprima Alessandria d’Egitto, dove si trovavano già in esilio i genitori, poi, nel 1950, dopo un netto rifiuto da parte dell’Italia che non trovava “opportuno” ospitare un membro di Casa Savoia, il generale Francisco Franco le offrì asilo politico in Spagna e infine, quando i figli si sposarono, raggiunse il Portogallo, andando a vivere presso il fratello, Re Umberto II.

La Regina Giovanna di Savoia fu sovrana secondo i piani di Dio, secondo i principi di Cristo Re dell’Universo. Fu una fedele attuatrice delle indicazioni introdotte da Pio XI con l’enciclica Quas primas dell’11 dicembre 1925, cinque anni prima del matrimonio della principessa Giovanna con Re Boris III. Nell’enciclica il Sommo Pontefice dimostrava che la regalità di Cristo implica il dovere per i credenti di fare quanto in loro potere per accelerare e affrettare il ritorno alla regalità sociale di Cristo con l’azione e con l’opera, e per tale ragione istituì la festa di Cristo Re, spiegando la sua intenzione di opporre così «un rimedio efficacissimo a quella peste, che pervade l’umana società. La peste della età nostra è il così detto laicismo, coi suoi errori e i suoi empi incentivi».

L’affetto del suo popolo

La Carità evangelica fu la maestra di vita di Giovanna di Savoia. Ella si è sempre affidata con estremo abbandono alla Provvidenza, fin dalla più tenera età e lungo il suo percorso terreno, percosso da affanni, angosce e tragedie, ha costantemente rivolto il suo sguardo verso l’alto. Oltre alla preghiera era sua abitudine, nei momenti più drammatici, offrire al Signore un voto e fra quelli più usuali ricordiamo i paramenti sacri che ricamava personalmente per i sacerdoti.

Questa ricchezza, tutta cristiana, Giovanna di Savoia ha saputo trasmetterla ai figli, ai quali un giorno disse: «O adesso vi dico sì a tutto, e un giorno lo rimpiangerete; oppure oggi vi rendo scontenti in qualcosa, ma un giorno mi ringrazierete». In ogni circostanza ha costantemente rivolto la prima attenzione alla fede, accompagnata dalla speranza e dalla carità. Donna forte e determinata, faceva affidamento in particolare ai suoi fedelissimi: san Francesco e sant’Antonio. Era capace di amore umile e forte, con un dominio di sé degno di un asceta, ma con una concretezza ed un calore degni di una splendida sposa e madre.

Caduto il comunismo, all’età di 86 anni le fu concesso di entrare in Bulgaria: era il 1993, nel cinquantenario della morte del marito e dopo cinquant’anni di totalitarismo: fu accolta con grande entusiasmo da un popolo ancora a lei fortemente legato. Morì a Estoril il 26 febbraio 2000, ma volle essere sepolta, come Terziaria francescana, nella cappella dei frati del cimitero di Assisi, dove si trova tuttora.

Cristina Siccardi

Fonte: Radici Cristiane, aprile 2015

Per maggiori informazioni:
Cristina Siccardi
Giovanna di Savoia. Dagli splendori della reggia alle amarezze dell’esilio
Paoline Editoriale Libri

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