La beata Maria di Gesù Deluil-Martiny

 

 

Non ci si stanca mai di conoscere la vita dei santi e non ci si stanca mai di scoprire che, essendo vissuti nelle verità eterne, offrono insegnamenti eterni e sono linfa benefica per le tante anime sbandate di oggi, che annaspano in cerca di certezze. Ognuno di loro canta Cristo per ciò che È, ma con i propri talenti e per rispondere agli errori del tempo in cui vivono, come ha straordinariamente fatto la beata Maria di Gesù Deluil-Martiny, che la Chiesa ha liturgicamente ricordato il 27 febbraio scorso e della quale quest’anno ricorrono i 140 anni dal suo dies natalis.

La sua esistenza è stata un canto a Cristo Eucaristia. Nata a Marsiglia il 28 maggio 1841 in una famiglia di profonda fede, esercitò grande intelligenza fin da piccola: apprese il latino fin da bambina ed era molto abile nel discorrere. Brillante, vivace e birichina, studiò dalle Visitandine della città. Nonostante fosse la prima della classe si mantenne sempre umile e quando pregava si immergeva completamente nelle dimore celesti. Un giorno, l’arcivescovo di Marsiglia, monsignor Eugène de Mazenod (canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1995), amico di famiglia dei Deluil-Martiny, andò in visita in quell’istituto scolastico, e le suore si lamentarono con lui dei folleggi di Maria, in presenza della bimba. L’Arcivescovo ascoltò senza battere ciglio e poi, sorridendo disse: «Sarà la Santa Maria di Marsiglia». La sua fu una profezia.

La preparazione alla prima Comunione diventa per Maria l’ingresso nei misteri del Tabernacolo e l’acquisizione di ciò che è il Santo Sacrificio dell’Altare. Scopre che Gesù Ostia si offre al Padre in sacrificio per la redenzione delle persone, come sulla Santa Croce del Calvario. Spesso dice ad un’amica: «Ma ci pensi? In questo momento, il Sangue di Gesù è offerto in sacrificio nel sacro calice, per noi!».

Il 22 dicembre 1853 riceve la prima Comunione e un mese dopo, il 29 gennaio 1854, la Cresima da monsignor de Mazenod. D’ora in avanti vuole appartenere solo a Gesù, vivere nel Suo Cuore, offrendosi con Lui nel calice del sangue divino, ed è per questo che si confessa frequentemente, per essere sempre in grazia di Dio.

Termina gli studi al Collegio della Ferrandière di Lione e a 17 anni, dopo un ritiro spirituale, scrive: «Obbedire a Dio è il primo dovere. Chi potrei io amare? Gesù è il solo amabile. La via che Egli indica, conduce al Cielo. In punto di morte, non vorrei aver amato che Lui solo».

Decide di andare ad Ars per trovare il Curato, don Giovanni Maria Vianney, la cui fama di santità si è già sparsa ovunque; vuole chiedere consiglio e il santo la invita alla pazienza: dovrà attendere ancora prima di realizzare la sua vocazione religiosa; quindi ritorna a casa e si dedica alla cura e ai bisogni della famiglia; rifiuta il matrimonio e vive come una consacrata, per Gesù e in Gesù, nel mondo. Entra in relazione con la Visitazione di Bourg e si iscrive all’Associazione della «Guardia d’onore del Sacro Cuore di Gesù», impegnandosi a trascorrere ogni giorno un’ora in unione con Cristo presente nel Tabernacolo.

Diffonde l’Associazione fra vescovi, sacerdoti e fedeli, con l’intento di pregare per riparare le offese rivolte a Dio e per i peccati commessi dall’umanità. Il suo apostolato viene deriso dai laicisti, finisce persino sulle colonne di alcuni giornali di Parigi: lei sa che la strada che ha intrapreso è quella giusta per affrontare la scristianizzazione in corso, causata dall’illuminismo/liberalismo delle autorità civili, intenti ad eliminare Dio dalla vita di tutti.

Nel 1865 incontra a Bourg un altro santo, don Daniele Comboni e ne diventa collaboratrice diretta con la preghiera e le opere a favore delle missioni in Africa. L’eco delle ottime iniziative di Maria, che disturbano anche i massoni, arrivano al beato Pio IX, che resta ammirato da questa giovane Maria, la quale diffonde la convinzione che solo Cristo deve regnare, essendo stato il mondo creato e voluto da Dio soltanto in Cristo, Sua divina regalità.

Nel 1866, per comprendere la sua vocazione, si affida alla direzione del padre gesuita Jean Calage, attraverso il quale comprende la strada da seguire: «Sarò adorazione della Santissima Trinità, per mezzo del Cuore eucaristico di Gesù… Gesù ha fatto della mia anima un altare su cui si offre al Padre».

Immersa nella contemplazione, nella meditazione e nell’adorazione al Santissimo Sacramento, si dedica totalmente all’impresa cui è votata, ossia avviare un’opera i cui membri si uniscano a Gesù sacerdote e vittima in una sola offerta e ciò per più scopi: ottenere il bene della Chiesa e delle anime; avere tanti e santi sacerdoti; riparare i sacrilegi e le profanazioni contro l’Eucaristia; rispondere con la preghiera alle feroci persecuzioni, prima in Francia e poi dilaganti in Europa, ai danni degli Ordini religiosi, minacciati e soppressi dalle leggi statali.

È il suo direttore spirituale, padre Calage, ad aiutarla per erigere la nuova fondazione. Coraggio, determinazione, perseveranza sono indispensabili per portare a compimento un’opera di questo tipo, negli anni in cui bollono e ribollono iniziative dei nemici della Chiesa per eliminare, oltre al potere temporale, anche quello spirituale, educativo e culturale.

Nel 1873 il sacerdote belga, monsignor Van den Berghe, invita Maria Deluil-Martiny a fondare il suo Istituto in Belgio, così il cardinal Dechamps, Arcivescovo di Malines, dopo averla ricevuta, approva il suo progetto e la definisce addirittura la «Santa Teresa d’Avila del nostro secolo». Già il 20 giugno di quell’anno, festa del Sacro Cuore di Gesù, a Berchem, presso Anversa, la fondatrice, con un gruppo di ragazze al suo seguito, riceve il bianco velo dell’abito religioso, diventando Madre Maria di Gesù delle Figlie del Cuore di Gesù, che dedicano la loro esistenza a Gesù Eucarestia: Santa Messa quotidiana, adorazione perpetua, giorno e notte, davanti al Tabernacolo. La Madre prende ispirazione, in particolare, agli ultimi anni di Maria Santissima in terra, dopo l’Ascensione di Gesù, quando viveva nel ricordo del Calvario, nel rito della Comunione e per la Chiesa nascente degli Apostoli.

Nel 1875 Madre Maria di Gesù termina la stesura delle Costituzioni, redatte secondo la Regola e la spiritualità di sant’Ignazio di Loyola. L’Istituto riceve il pontificio decreto di lode il 25 febbraio 1888 e viene approvato definitivamente dalla Santa Sede il 2 febbraio 1902.

Lungimirante, fonda altri due monasteri, ad Aix-en-Provence e a La Servianne, nel castello di sua proprietà, vicino a Marsiglia. Molte giovani, grazie a lei, capiscono l’urgente necessità di combattere gli errori liberali e massonici che, in nome della falsa libertà, conducono all’apostasia, alla negazione di Cristo e alla lotta contro la Chiesa per soggiogarla ed eliminarla. Alla congiura contro il sacerdozio e contro il Santo Sacrificio dell’Altare, Madre Maria di Gesù, unita al suo esercito di figlie, risponde con la contemplazione: «Il mondo non vuole saperne di Gesù Cristo. A queste empietà sataniche rispondiamo con aperta fermezza: Gesù deve regnare, poiché a Lui appartiene il dominio nei secoli e tutte le nazioni gli sono date in eredità».

È lucidamente temeraria: le sue scelte e la sua battaglia pubblica provocano disturbo e vendetta, lei ne è ben consapevole, ma è pronta a tutto pur di difendere la Verità portata da Gesù Cristo. Il nemico entra dentro le mura del monastero, così come i nemici entreranno, decenni dopo, anche dentro le mura del Vaticano. Il giardiniere che viene a lavorare nel chiostro è Louis Chave, un anarchico, che il 27 febbraio 1884 spara con una rivoltella alla gola di Madre Maria di Gesù.

Non è stato attestato il martirio in odium fidei, comunque sia, ha versato il proprio sangue unendolo a quello di Cristo sul Calvario, come d’altra parte afferma il Martirologio Romano: «A Marsiglia in Francia, beata Maria di Gesù Deluil Martiny, vergine, che fondò la Congregazione delle Figlie del Cuore di Gesù e, ferita a morte da un uomo violento, concluse con l’effusione del sangue una vita intimamente unita alla Passione di Cristo». Le Figlie del Cuore di Gesù, suore di clausura, sono presenti in Austria, Croazia, Francia, Italia e Svizzera e la sede generalizia è sempre a Berchem, oggi nella periferia meridionale di Anversa. L’azione contemplativa della loro fondatrice è essenziale per i nostri drammatici giorni, in cui il pensiero anticattolico avvelena la fede, il sacerdozio e il Santo Sacrificio dell’Altare. Quando finirà la Passione che la Chiesa sta vivendo sarà soprattutto grazie a coloro che si santificano con l’intento di unire le proprie sofferenze e i propri sacrifici ai patimenti di Cristo.

 

 

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