Scriptorium – Recensioni – rubrica del sabato di Cristina Siccardi

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Recensioni  –  rubrica del sabato di Cristina Siccardi

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Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta – di Roberto de Mattei. Un libro che il cattolico che vuole rimanere tale o colui che desidera comprendere realmente che cosa accadde durante l’Assise che determinò la traumatica virata della Chiesa non può non leggere

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zzdmttSe nel Concilio Vaticano II la saggezza e l’incorruttibilità della Tradizione avessero predominato nelle scelte pastorali e avessero denunciato, condannandoli, mali ed errori del mondo moderno (dal comunismo al liberalismo al radicalismo), oggi tanti problemi non esisterebbero e non avremmo paura. La Chiesa, spalancando le porte al mondo, si è concentrata su ciò che stava fuori dall’ovile, disimparando, anno dopo anno, ad amare, a proteggere e a tutelare il gregge di Cristo.

La Chiesa Madre, che dovrebbe difendere e salvare anime, che dovrebbe indicare il modo eticamente sano di vivere e di morire, si è trovata ad avere molteplici pastori che rincorrono l’effimero e le linee guida del mondo.

Karl Rahner, nel suo primo intervento pubblico dopo il Vaticano II, affermava che il Concilio è «ein anfang des anfang», ovvero un «inizio dell’inizio». Infatti la Chiesa, nel suo profilo umano, ha iniziato a vivere una nuova era. La mentalità cattolica è stata stravolta, come viene riportato, con accesi toni di nefasto compiacimento, nel  libro del teologo canadese Gilles Routhier, Il Concilio Vaticano II. Recezione ed ermeneutica (Vita e Pensiero): «Al di là dei suoi testi, il Concilio, come evento, ha foggiato un nuovo immaginario cattolico – e auguriamocelo – è stato in grado di dare forma a una nuova spiritualità, processo molto più lungo e complesso della semplice realizzazione di nuove strutture, anche se si tratta di due realtà indissociabili.  Per fare solo un esempio, ricordo quanto tutte le televisioni del mondo hanno diffuso, nell’estate del 2005, il viaggio del papa Benedetto XVI a Colonia, il suo incontro con gli ebrei e i musulmani, il suo dialogo con i cristiani luterani, riformati, ortodossi, la liturgia […] ecc. Niente di tutto questo, che per noi oggi è naturale e normale, sarebbe stato possibile senza gli orientamenti e gli impulsi dati dal Concilio Vaticano II. Il nostro immaginario cattolico integra, ormai, questa immagine della Chiesa cattolica in dialogo con credenti di altre religioni e con cristiani di altre confessioni. Questa esperienza, che ha radici nell’evento conciliare e nei suoi testi, si dispiega ormai da più di quarant’anni ed è di una fecondità allora inimmaginabile […]». Questo saggio, dove si esalta la rivoluzione all’interno della Chiesa, guarda all’utopia dei giacobini conciliari: forgiare una Chiesa che offra un mondo riconciliato con se stesso (nonostante le differenze religiose e culturali sostanziali) e sia «segno profetico a carattere escatologico dell’umanità ricapitolata in Cristo», un Cristo nuovo, mai esistito né nella Rivelazione, né nei Vangeli, né nella Tradizione nel suo insieme.

Il libro di Routhier, testo che decanta i risultati ottenuti durante il Concilio, intravede il pericolo nella recezione del Vaticano II, prendendo atto che fra i cattolici esistono più tendenze, ma su un punto tutti sono concordi «il Vaticano II rappresenta davvero per tutti un punto di riferimento e la nostra presa di posizione nei suoi confronti determina il cammino al quale ci avviamo».

Nel 2007 Routhier considerava il Concilio Vaticano II un’opera ancora incompiuta: sette anni dopo la pubblicazione del suo libro, il Vaticano II sta coronando il potere preso dalle posizioni liberali e progressiste durante la tormentata Assise. Tuttavia  l’autore è ben cosciente (lo si legge fra le righe) che fra i «cattolici, di qualsiasi tendenza» ci sono anche coloro che hanno opinioni diverse. Cattolici, noi diciamo, che non si lasceranno separare «dall’amore di Dio, in Gesù Cristo nostro Signore» (Rm 8, 31-39) e proprio per tale ragione il cattolico che vuole rimanere tale o colui che desidera comprendere realmente che cosa accadde durante l’Assise che determinò la traumatica virata della Chiesa non può non leggere Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta di Roberto de Mattei (Lindau). Un’opera spartiacque nella saggistica conciliare, visto che per la prima volta, con documenti di eccezionale valore, un docente e autore legato alla Tradizione della Chiesa offre un validissimo strumento dove si comprendono metodi e finalità della parte minoritaria dei padri e teologi conciliari che presero in mano la situazione, talvolta anche in maniera scorretta e prepotente.

«Vero storico non è né il ricercatore che “scova” nuovi documenti, né il “cronista” che affastella quelli già conosciuti, ma colui che basandosi sulla documentazione edita o inedita a sua disposizione, è capace di ordinarla, di comprenderla, di narrarla, inquadrando le vicende in una filosofia della storia che, per lo storico cattolico, è innanzitutto una teologia della storia» (p. 23).

In queste pagine emerge la ricostruzione dei fatti, anche attraverso diari, cronache, testimonianze dei protagonisti di quell’evento che nessun fedele, di onesta rettitudine intellettiva, ma anche di verace Fede, ha più la giustificazione di ignorare.

Fatti, non parole, sono qui riportati, in uno stile che invita alla lettura, dove l’interesse dell’autore è quello di indagare e di scoprire prove e controprove di come e perché vennero redatti i testi conciliari, di come e perché questo Concilio pastorale ha prodotto tanti funesti frutti: macerie fumanti che sono sotto gli occhi di tutti, anche di coloro che guardano «ma non vedono» (Cfr. Mc 4, 12), o fanno finta di non vedere. Occorre avere argomenti, però, per rispondere a chi inneggia il Concilio Vaticano II; portare risposte concrete ed esempi, di fronte ai quali nessuna capriola teologica o filosofica di stampo buonista, livellante e globale può obiettare. Repliche chiare, precise e pratiche sono presenti nel saggio di de Mattei. Valga questo esempio: per i comunisti Papa Giovanni era «il Papa buono» e il Concilio Vaticano II era identificato con il «Concilio della pace». Fin dal 1960 il Cremlino aveva lanciato la dottrina della «coesistenza pacifica», come piano strategico per tutto il periodo di transizione su scala mondiale dal capitalismo al socialismo. «In realtà, come affermava Krusciov in un celebre discorso del 1° gennaio 1961, la politica di coesistenza pacifica, per quanto riguardava il suo contenuto sociale, era una forma di intensa lotta economica, politica ed ideologica del proletariato contro le forze aggressive dell’imperialismo in campo internazionale. Il comunismo operava attraverso il binomio paura-simpatia, facendo leva sull’aspirazione universale alla pace. Senza rinunziare alla sua azione intimidatoria e al proselitismo esplicito, utilizzava nuove tecniche di persuasione implicita, attraverso l’uso di espressioni come “pace”, “coesistenza pacifica”, “dialogo”» (p. 291). Tali concetti e tale linguaggio vennero adottatati dal Concilio Vaticano II, e ora rappresentano, insieme ad altre tecniche di persuasione, il grande ostacolo all’espressione autentica della Fede cattolica: l’ideologia ha preso il sopravvento attraverso la prassi (pastorale) – lavaggio del cervello attraverso il fatto compiuto – e gli insegnamenti millenari hanno perso peso di fronte al dialogo fraterno fra i popoli, la pace universale e la misericordia di un dio impersonale, che ognuno può costruire a proprio uso e consumo.

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Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta – di Roberto de Mattei – ed. Lindau  (pag. 632, € 38,00)  –  per acquisti on line inviare una mail a info@riscossacristiana.it . Per le modalità di pagamento, clicca qui

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