I Santi antenati di Gesù

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Il 24 dicembre il Martirologio romano ricorda tutti i santi antenati di Gesù Cristo, discendente del re Davide. Sta scritto: «Commemorazione di tutti i santi antenati di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ovvero di quei padri che piacquero a Dio e che, trovati giusti, pur senza aver ricevuto le promesse, ma avendole soltanto guardate e salutate da lontano, morirono nella fede: da essi nacque secondo la carne il Cristo, che è al di sopra di tutto il creato, Dio benedetto nei secoli».

La genealogia di Gesù è riportata nel Vangelo di Matteo (1,1-16) e nel Vangelo di Luca (3,23-38). Nel Vangelo secondo Matteo la genealogia parte da Abramo e giunge, di padre in figlio, fino a Gesù, saltando gli antenati durante la deportazione a Babilonia; nel Vangelo secondo Luca la genealogia è proposta a partire da Gesù, di figlio in padre, fino ad Adamo, «figlio di Dio». Il numero di generazioni, pur diverso nelle due genealogie, è in entrambe multiplo di sette, numero di forte valore simbolico, con valore di completezza nelle Sacre Scritture.

In entrambe le genealogie san Giuseppe non viene presentato come padre biologico di Gesù, ma come padre adottivo. Le due genealogie rimandano alla profezia di Isaia, che annuncia il Messia come germoglio dell’albero di Jesse (Is 11,1-2).

La discendenza davidica di Maria è comune fra i Padri della Chiesa. La stessa affermazione di san Paolo, ovvero che Gesù era «nato dal seme di Davide secondo la carne» ne è una conferma. Secondo Giovanni Damasceno la genealogia secondo Luca è di Maria, mentre Matteo descriverebbe la genealogia di Giuseppe. L’ipotesi di san Giovanni Damasceno fu promossa da Annio di Viterbo nel 1502 e da allora ha ottenuto la maggiore accettazione. La genealogia di Luca renderebbe conto della discendenza davidica di Maria, ipotizzata per primo da Ireneo di Lione, e Gesù risulterebbe «figlio di Davide» anche secondo la carne, rendendo veritiera la profezia del Salmo 131,11 e l’annuncio dell’Angelo Gabriele a Maria Santissima. San Tommaso d’Aquino aggiunse all’ipotesi di sant’Ireneo quella che Maria appartenesse alla tribù di Levi per parte di madre, come Elisabetta, sua parente (Luca 1,5.36).

I Vangeli riportano, quindi, sia la genealogia di Maria Santissima, attraverso san Luca, sia quella di san Giuseppe, attraverso san Matteo e ciò per dimostrare che, sia per parte di madre, la consanguineità, sia per parte di padre, l’adottività, la discendenza è quella che proviene dalla santa linea che ha creduto nelle promesse di Dio, confidando nella venuta del Figlio di Dio in terra. La Sposa e lo sposo, la genitrice e il padre putativo di Gesù, si ritrovarono entrambi ad essere rami dell’unico albero che, nella pienezza dei tempi, diede il Frutto della Salvezza.  Così Giuseppe, venne, come pater familias, essere legalmente considerato parte della dinastia del re Davide. La stirpe di santi sovrani a cui appartiene il Figlio di Dio dimostra che l’autorevolezza di Gesù Cristo, il Re dei re, gli viene sia dal Cielo, sia dalla Terra e nacque persino nella città delle origini di Davide, Betlemme.

La spiritualità cristiana europea sorse proprio secondo questo spirito di ordine gerarchico e monarchico, dove il sovrano è il risultato di un’unzione divina.

Nei Vespri del 19 dicembre, la liturgia propone questa antifona al Magnificat della Beata Vergine Maria:

«O germoglio di Iesse,

che ti innalzi come segno per i popoli,

tacciono davanti a te i re della terra,

e le nazioni t’invocano:

vieni a liberarci, non tardare.»

Si legge, inoltre, nella lettera ai Romani di San Paolo (15, 12):

«Spunterà il rampollo di Iesse,

colui che sorgerà a giudicare le nazioni:

in lui le nazioni spereranno.»

Infatti, aveva detto il profeta Isaia (11, 1):

«Un germoglio spunterà dal trono di Iesse,

un virgulto germoglierà alle sue radici.»

Cristina Siccardi

Fonte: radioromalibera.org

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