Presentato a Cremona il vero “San Francesco”

 

di Mauro Faverzani

Chi fu veramente San Francesco? Un ambientalista? Un pacifista? Un pauperista? Un sincretista? Un ecologista? Un ecumenista? Un buonista? Un relativista? Questo è quello che molti, troppi e da troppo tempo han voluto farci credere… Ma non è così. Non è affatto così! Le ragioni, documentate, le ha portate la dottoressa Cristina Siccardi, presentando sabato scorso a Cremona presso la sala riunioni dell’Adafa, in Casa Sperlari, il suo ultimo libro, uscito per i tipi della Sugarco Edizioni, dal titolo San Francesco, una delle figure «più deformate della Storia», come ha subito precisato l’autrice, già nel sottotitolo. «La deformazione di San Francesco d’Assisi, fino a sfigurarlo, venne avviata più di cento anni fa dallo storico Paul Sabatier, pastore calvinista francese, che inaugurò la moderna storiografia francescana – ha precisato Cristina Siccardi –. Pluripremiato, nel 1902 fondò ad Assisi la Società Internazionale di Studi Francescani e nel 1919 divenne professore di teologia protestante all’Università di Strasburgo».

Questo, però, non è il Santo delle fonti storiche, autentiche, quello dei testimoni e dei biografi del suo tempo; ne è anzi una sorta di grottesca caricatura, che nulla ha a che vedere con l’originale. Ciò per cui lo stesso «San Francesco lottò e soffrì, per allontanare le interpretazioni e le ermeneutiche, che avversava e disdegnava per due ordini di motivi: il primo perché visse nel tempo delle eresie, in particolare catara e valdese, e le eresie nascono dalle interpretazioni soggettive; il secondo, perché la Regola del suo Ordine venne messa in discussione già egli vivente e temeva una distorsione», al punto da intimare nel suo «Testamento» ai frati di non inserire «spiegazioni nella Regola né in queste parole, dicendo: “Così devono essere intese”». Ma allora chi fu davvero il mistico di Assisi? Egli si firmò «frater Franciscus parvulus» ovvero “il piccolino”, per semplicità e purezza. Egli, «più di tutti, ha dimostrato che l’esistenza proposta da Cristo nel Vangelo è possibile. Egli ha scrupolosamente e amorevolmente applicato gli insegnamenti di Gesù».

Cristina Siccardi ripercorre anche due momenti della vita del Santo, spesso deformati ideologicamente. Il primo, quello relativo al suo presunto “sincretismo”, fa riferimento ai suoi tre viaggi in terra islamica: due di questi fallirono, per naufragio e per malattia; il terzo, invece, lo condusse direttamente dinanzi al sultano d’Egitto al-Malik al-Kāmil, a Damietta, non per dialogare – come preteso dai suoi “deformatori” –, bensì per convertirlo, predicandogli «il Dio uno e trino ed il Salvatore di tutti, Gesù Cristo», quindi non un «Dio, che può essere associato – come fanno molti uomini di Chiesa oggi – con Allah», tutt’altro. «Non ottenendo risultati prese la via del ritorno, senza perdere altro tempo». Ed ancora ha precisato l’autrice: «La menzogna di un San Francesco antesignano del dialogo ecumenico e interreligioso è una fake news. Tutte le fonti storiche coeve a San Francesco, senza interpretazioni di sorta, parlano della sua volontà di incontrare più volte gli islamici per sete di martirio». La sua partecipazione alla quinta Crociata, del resto, mostra anche come lui, che amava dirsi «soldato» o «cavaliere di Cristo» ed «araldo del Gran Re» fosse lontano anni luce da qualsiasi tentazione di pacifismo. Quanto al suo preteso “ecologismo”, Cristina Siccardi ha ben spiegato come il Santo, «vivendo sulle orme di Cristo in un continuo interscambio fra preghiera, meditazione, sacramenti, estasi, esercizio delle virtù teologali e cardinali, raggiunse, per volere di Dio, lo stato dell’innocenza mistica ed è per questo che il creato si relazionava in maniera armonica con lui e gli si sottometteva. Nulla a che vedere con gli animalisti, che “amano” gli animali come degli idoli».

Tra i pregi del libro edito da Sugarco v’è anche il fatto d’esser impreziosito dalla prefazione affidata a Padre Serafino Tognetti, che ricorda come ai tempi di San Francesco «l’amore di Dio» fosse «veramente spento nei cuori quasi dappertutto; la penitenza era ignorata, anzi la si riteneva quasi un’insensataggine. A tanto erano giunte la concupiscenza carnale, la bramosia, la ricchezza e l’orgoglio». Come oggi, verrebbe da dire. Cosa, dunque, riaccese gli animi al transito del «Parvulus» di Assisi? «Francesco non si caratterizza per l’umiltà o per la povertà, checché se ne dica, ma per la beatitudine che emana dalla sua persona. Quando gli uomini hanno visto Francesco, hanno visto il regno di Dio sulla terra. Quando gli uomini hanno visto lui, hanno conosciuto Dio». Ed è questo ciò che ancora oggi si ricerca, è questo ciò che ancora oggi affascina, convince, converte. Lo dimostrano anche incontri come quello tenuto a Cremona: il folto pubblico ed il vivace dibattito, seguito alla presentazione, confermano quanto la gente ricerchi San Francesco, perché assetata di Dio.

Fonte: Corrispondenza Romana

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